Grazie sig. Bialetti!

Come amava raccontare il signor Bialetti, ad avere la geniale intuizione non fu lui. Ma suo padre Alfonso che, nel 1919, era tornato in Italia – precisamente a Crusinallo, una frazione di Omegna, in Piemonte – dopo anni di lavoro in terra francese come operaio.

Tornato in patria, decise di aprire una piccola fabbrica di lavorazione di lamiere. E così fece. Ma l’idea geniale, quella che ha cambiato la sua vita e quella di generazioni di italiani, la ebbe osservando le donne di Omegna che facevano il bucato sulle rive del lago d’Orta.

All’inizio del secolo scorso, quelle che erano le prime rudimentali “lavatrici” erano compose da un mastello con il fondo bucato: sotto il mastello, in un altro contenitore, veniva messa la “lasciva” – un misto di cenere e sapone – che, a contatto con l’acqua, formava una schiuma. Questo “detersivo”, poi, risaliva sulla parte superiore dove c’erano gli indumenti da lavare.

Vi ricorda nulla? Esatto: è lo stesso principio della caffettiera.

Era il 1933. L’origine del nome deriva dalla città di Mokha nello Yemen, una delle prime e più rinomate zone di produzione di caffè.

Successivamente la moka fu prodotta in più di 105 milioni di esemplari, utilizzando un disegno industriale italiano che ormai è famoso in tutto il mondo; 

La moka è una caffettiera (o macchina per il caffè) ideata da Alfonso Bialetti nel 1933e prodotta successivamente in più di 105 milioni di esemplari. Si tratta di un prodotto di disegno industriale italiano famoso in tutto il mondo, presente nella collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano e del MoMA di New York.

Il progetto ha subito negli anni solo lievi modifiche nella forma, rimanendo praticamente invariato nel tempo, con la tipica forma ottagonale in alluminio che, brevettata, rappresenta uno degli elementi distintivi e di originalità del prodotto. Oggi la Moka è riconosciuta in tutto il mondo come icona del Made in Italy.