Alessandro Rebuscini

"Est modus in rebus".

RIFLESSIONE PERSONALE SUL KARATE.

2020-12-18 16:31:57

Ho ritrovato un foglio di brutta, scritto a mano, nel quale avevo scritto una riflessione personale sul karate, l'arte marziale che pratico.


La data dello scritto risale al 2016 e ho deciso di renderlo pubblico anche se dal giorno in cui scrissi le parole che leggerete, sono cambiate tante cose.

Capita spesso che, quando ci mettiamo ad ordinare le nostre case, riemergono oggetti dei quali non ci ricordavamo nemmeno dell'esistenza.
Ho sempre amato scrivere, anche quando lo facevo per me stesso, per permettermi di ritrovare i miei pensieri anche con il passare del tempo. Scrivevo senza l'intenzione  di rendere pubblici i miei contenuti.
In questi giorni ho deciso di ordinare la scrivania ed ho trovato tanti appunti, frasi che mi hanno colpito e qualche mio scritto.
Uno di questi, mi ha colpito in quanto mi ha permesso di rivivere il cambiamento che ho apportato al mio modo di vedere l'arte marziale che pratico.
Ho fatto molte ricerche, ho passato ore a leggere articoli scritti in diverse lingue ed ho fatto diverse esperienze che mi hanno mostrato il karate sotto una veste diversa rispetto a quella che ho incontrato inizialmente.
Ho deciso di pubblicare questa mia riflessione, risalente all'ottobre del 2016 perché contiene alcuni concetti che sono stati fondamentali per il mio cambio di sguardo nei confronti di questa disciplina.
Vi lascio alla lettura:

RIFLESSIONE PERSONALE SUL KARATE

Tanti e tanti anni fa, esisteva un'arte marziale sull'isola di Okinawa che non aveva un nome proprio. Esisteva un sistema di difesa personale che si era sviluppato grazie ad anni di dedizione, di fatiche, sbagli, cambiamenti, scoperte ma soprattutto di pratica, da parte di persone che amarono quest'arte tanto da renderla la loro vita, il loro stile di esistenza.

Non esistevano distinzioni di scuole, associazioni o conflitti legati a quale insegnante fosse più o meno "capace". Esistevano maestri preparati che tramandavano gli insegnamenti che avevano ricevuto da altri maestri e che avevano loro stessi perfezionato e creato.

Chi voleva avvicinarsi a quest'arte marziale doveva presentarsi o farsi presentare per essere o meno accettato come studente ("discepolo"). Ogni maestro prediligeva ed aveva perfezionato un sistema di difesa adatto alla propria corporatura, alla propria età e basata sulle proprie ideologie.

Gli allievi si allenavano ripetendo ore ed ore ripetendo esercizi, tecniche, kata e e combattimenti fino a quando il maestro non era soddisfatto dai traguardi da loro raggiunti.

Dopo anni di studio, con diversi insegnanti, questi praticanti univano gli insegnamenti a loro avviso migliori per creare il proprio "stile" da insegnare a loro volta.

Così si è sviluppato il karate

Ecco perché, oggi, è sbagliato credere che la propria scuola sia la migliore o l'unica da seguire, perché quella stessa scuola ha avuto origine grazie ad un fusione di insegnamenti tratti da fonti diverse.

Ai tempi vi erano solo tre distinzioni ad Okinawa. Tre correnti legate alle tre "città" principali dell'isola: Shuri, Tomari e Naha.

In ognuna di queste località si praticava in maniera leggermente diversa dalle altre anche per via del fatto che erano abitate da persone con diversi stati sociali e con diverse origini.

Le fonti che arricchirono quest'arte marziale giungevano da diversi stati tra cui la Cina, il Giappone, la Korea, l'India e da altri paesi del sud-est asiatico.

A poco a poco quest'arte si è plasmata, modificata ed innovata grazie all'impegno di tantissimi pionieri.

Oggi il karate ha purtroppo perso queste caratteristiche in favore di altre che ne modificano il vero obiettivo.

Spero tramite il mio e l'altrui  lavoro, di riportare le cose come erano un tempo.

Alessandro Rebuscini - 07 ottobre 2016

Rileggendo e trascrivendo con alcune correzioni questo testo, mi sono accorto di come alcuni concetti sono acerbi e molto superficiali. Ma è cosa abbastanza normale se penso che quando scrissi queste parole praticavo karate da circa 4 anni. 

Oggi, a dicembre 2020, gli anni sono raddoppiati e in questi ultimi 4 anni ho avuto modo di arricchire il mio bagaglio con esperienze, teorie e pratica e se dovessi mettere per iscritto una riflessione su quest'arte marziale sarebbe molto più elaborata, ricca di contenuti e completa.

Potreste quindi chiedermi come mai ho deciso di pubblicare uno scritto il cui contenuto ha meno valore di quello che avrebbe potuto nascere da una riflessione più matura.

La mia risposta, che rappresenta il motivo di questa pubblicazione è che, come dico sempre, il nostro compito ed obiettivo dev'essere quello di continuare a migliorarci senza mai sentirci arrivati.

Con il passare del tempo, e la crescita in termini di età bisogna muoversi, cambiare arricchirsi. Se rimaniamo sempre fermi non andremo mai da nessuna parte.

Se in questi anni non mi fossi mosso, probabilmente scriverei ancora le stesse cose che scrissi 4 anni or sono. 

In quel caso mi sentirei sconfitto, inutile ed avrei il rimpianto di aver buttato via del tempo.

Invece sono fiero di condividere questo testo che mi ha ricordato di continuare a migliorarmi, di non smettere di provare curiosità ed aver voglia di imparare.

P.S. 

La riflessione in questione parla comunque di cose reali e riscontrabili attraverso semplici ricerche ma come già detto semplicemente sono dette in maniera acerba e necessitano di alcuni chiarimenti ed approfondimenti.





SHIN NO KARATEDO WA JINSEI NO TAMEDESU.

Il vero karate è per la vita.

PATRICK McCARTHY


Buona vita...




by Alessandro Rebuscini
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