Alessandro Rebuscini

"Est modus in rebus".

CHE COS'È L' "ATIFA"

2020-06-03 13:54:09

Eccoci di nuovo a parlare di termini legati alla cultura tradizionale del karate di Okinawa. Nel seguente articolo vi parlerò del termine "atifa".


Il termine che cercherò di presentarvi nelle prossime righe è come ribadisco sempre, tipico del karate tradizionale di Okinawa e non è facile sentirlo pronunciare al di fuori di esso. Infatti non credo che siano molti i praticanti di karate sportivo o comunque di karate sviluppatosi al di fuori dell'isola ad averlo già sentito.


Per farvi capire bene a cosa si riferisce il termine "atifa" voglio utilizzare un'immagine abbastanza conosciuta all'interno delle arti marziali. 


Tutti o quasi abbiamo sentito parlare o abbiamo visto con i nostri occhi le abilità di Bruce Lee, attraverso i numerosi film che lo hanno visto protagonista e che hanno reso popolari in occidente le arti marziali. 


Una delle tecniche preferite e tipiche del suo repertorio era "il pugno da un pollice" ovvero una tecnica di mano che prevedeva un caricamento praticamente inesistente. Il pugno dell'attore e marzialista, partiva dalla distanza di un pollice e nonostante questo riusciva a creare un forte impatto in grado di spingere all'indietro una persona ben messa ma anche di rompere una o più tavolette di legno.


Questa tecnica che esprime un modo preciso di generare energia nel karate di Okinawa si traduce con il termine protagonista del nostro articolo.


"Atifa" dunque rappresenta un'onda d'urto, generata da un'improvvisa tensione al momento dell'impatto tra la tecnica (ovvero la parte del corpo utilizzata per portare un colpo) e il bersaglio. 


Come per i concetti precedenti il "segreto" per una buona riuscita della tecnica risiede nel essere rilassati per tutto il tempo che precede l'istante dell'impatto dove invece si crea questa tensione atta a trasferire l'energia al bersaglio.


Possiamo anche dire che in alcuni casi il concetto di "atifa" è il prodotto finale che deriva dall'utilizzo dei precedenti termini di cui abbiamo parlato. 


Se appreso bene questo concetto permette di portare colpi molto efficaci anche senza dovere caricare l'arto che si vuole utilizzare per colpire. Rimanendo fermo nella posizione che precede la tecnica che si vuol eseguire, l'arto può partire arrivando al bersaglio in maniera efficace.


Provate ad allenare questo concetto posizionando la vostra mano con le dita appoggiate al bersaglio, ad esempio un sacco, e poi provate a colpirlo chiudendo il pugno ed usando tutto il corpo per generare energia. Ricordatevi di rimanere rilassati e di usare la tensione solo al momento dell'impatto.


Oppure se già praticate karate e conoscete ed utilizzate nel vostro allenamento un makiwara, la tradizionale tavola di legno fissata al muro oppure al terreno, provate a colpirlo senza portare il braccio in posizione di "hikite". Lasciate il braccio penzolante oppure in una guardia da combattimento e da quella posizione provate a colpire il makiwara. 


D'ora in avanti quando sentirete parlare di "colpo dalla distanza di un pollice", oppure sentirete proprio nominare il termine "atifa" saprete che anche nel karate questa tecnica viene studiata ed allenata.


Se avete bisogno di chiarimenti e delucidazioni non esitate a contattarmi. 


P.S. 

Se qualcuno non è d'accordo con quanto scrivo o ha altre informazioni al riguardo sono più che aperto al parere altrui e credo fermamente che il confronto di opinioni e conoscenze serve a migliorare e migliorarsi.


Alla prossima...

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by Alessandro Rebuscini