Alchimia del viaggio

Mie foto e storie dal 1965 al futuro

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In Bolivia  a 4.000 metri, un lama è ricchezza

2021-05-04 15:18:30

Dal lama si ottiene, ottima carne, lana, grasso e pelle, praticamente non si butta via nulla.   Foto scannerizzata da diapositiva del 1976

La carne di lama (Lama glama, della famiglia del Camelidi) è un cibo tradizionale delle piccole comunità della Ande dove i lama vengono tenuti al pascolo sulla brughiera a circa 4000 metri di altezza.
Il lama è un erbivoro caratterizzato da una lunga e morbida pelliccia, meno lunga sulla testa, sulle cosce e sul collo. Il colore del manto va dal bianco, al giallo, al marrone, al nero. Questo animale è caratterizzato dimensioni del corpo che possono variare: la lunghezza oscilla tra i 150 e i 200 cm, l’altezza alla spalla tra i 100 e i 130 cm e la coda tra i 20 e i 25 cm. Il peso varia dai 130 ai 160 kg. La gestazione dura circa un anno, al termine del quale nasce un solo piccolo, raramente due.
Nonostante questi animali siano stati allevati da tempo immemorabile sulle Ande, a partire dall’epoca dell’Impero Inca in cui erano usati anche come animali sacrificali, attualmente la carne di lama viene spesso sostituita dalla carne bovina e anche la lana, che veniva un tempo era utilizzata per produrre manufatti tessili, è stata rimpiazzata da altri materiali. Poiché l’allevamento è poco redditizio e non esiste un reale mercato, il numero di capi sta gradualmente diminuendo. I tessuti di lana di lama, con cui si producono giacche e coperte, sono tuttavia ancora considerati manufatti tipici andini e la loro vendita ha resistito nel tempo in maniera più solida rispetto del consumo della carne. Nonostante presenti un minore contenuto di grasso e sia più fibrosa, la carne di lama viene da sempre cucinata in modo simile a quella bovina, per arrosti, stufati o empadanas. E’ ottima sia in umido sia alla griglia. Un piatto tipico è uno stufato con carne di lama, quinoa e patate andine.
Il consumo di carne di lama resiste come cibo abituale solo nei piccoli paesi di montagna chiusi alle comunicazioni con altre comunità e viene talora definita con disprezzo da alcune altre popolazioni “cibo degli indios”. Gli abitanti di questi paesini si cibano solo di quello che coltivano e allevano, ma per ragioni storiche e culturali considerano quello che arriva dalla città, inclusa la carne di vacca, superiore ai prodotti autoctoni.

by Roberto Reguzzoni
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