Alberto Malesani

Founder Junior

"Dunque l’oro non è degli italiani ma è delle banche private. Lo Stato per ritornarne in possesso dovrebbe ricomprarlo?"

2019-02-27 14:38:39

L’annosa e complessa questione delle riserve auree vista da Mario Esposito, ordinario di diritto costituzionale nell’Università di Lecce.

Mi viene spontaneo chiedere chi nel 2013 ha approvato quel decreto legge di quantomeno dubbia legittimità costituzionale? e soprattutto perché non c'è stato un dibattito pubblico su un tema così rilevante per le sorti del nostro paese?

L’oro di Bankitalia e il “piano A” per non restare in balia dell’Ue

Alcuni passaggi significativi dell'intervista

"I problemi cominciano con la privatizzazione delle cosiddette banche pubbliche e con la “delega” della funzione monetaria al governo della Bce, con correlativo conferimento ad essa di parte delle riserve auree italiane (141 tonnellate; al momento Bankitalia ne detiene 2.452, ndr). La privatizzazione avrebbe dovuto comportare la restituzione delle quote allo Stato, dal momento che l’art. 20 r.d.l. 375/1936, allora ancora vigente individuava in una stretta e tassativa tipologia (pubblicistica) i soggetti che potevano legittimamente possedere quote del capitale dell’Istituto di emissione."

"Ed invece non soltanto le quote sono rimaste in capo a soggetti ormai privatizzati, ma, con il d.l. 133/2013 (convertito in l. 5/2014): a) si è abrogato il citato art. 20, prevedendo espressamente che possano essere titolari di quote soggetti privati italiani ed europei, ciascuno però non oltre il 3%, così incentivando la circolazione delle partecipazioni; b) nulla si è previsto circa la titolarità delle riserve auree e di valuta pregiata, per ciò stesso lasciando compiersi integralmente il portato effettuale della legittimazione dei privati alla proprietà delle quote; c) si è viceversa e nello stesso stesso senso provveduto alla rivalutazione del capitale della Banca, portandolo da 156mila euro a ben 7,5 miliardi, “mediante utilizzo delle riserve statutarie” e, dunque, “sdoganando” una prassi, di dubbia legittimità, già seguita dai partecipanti (ormai privatizzati) per la valutazione delle loro quote."

"Ne ho seguito antefatti, approvazione e conversione, provando a mettere in luce i molti e gravi profili di illegittimità costituzionale, che non possono trovare giustificazione assolutoria evocando, come pure si è fatto, le vicende del 2011, quando, con lo spread a livelli “astronomici” e la Bce che impartiva direttive al nostro Governo (al quale poi ne successe un altro formatosi con una procedura davvero sui generis), le banche quotiste avrebbero aiutato lo Stato mediante l’acquisto massiccio di titoli del debito pubblico, ricevendone, per così dire, in cambio la legittimazione a detenere il capitale di Bankitalia, valutabile con riferimento al patrimonio e alle riserve auree, per poter così soddisfare ai parametri di Basilea 3." 

"...considerando che a fine gennaio l’oro di Bankitalia valeva 90,8 miliardi di euro e che i quotisti hanno negoziato o comunque possono negoziare i loro titoli di partecipazione ai valori di mercato (che ovviamente tengono conto dell’intero patrimonio di Bankitalia), è immaginabile che l’approvazione di disposizioni del genere di quelle suddette (introdurre disposizioni che vorrebbero “accertare” l’appartenenza delle riserve auree allo Stato) determinerebbe (se non altro) una eclatante battaglia giudiziaria per contestare la natura espropriativa degli effetti della riforma, con conseguenti ingenti costi a carico dell’erario e corrispondente aggravamento del debito pubblico, ove tale tesi trovasse accoglimento."

"Non a caso il Governo, al momento finale della conversione in legge del d.l. 133/2013, rifiutò di far proprio un ordine del giorno presentato da Fratelli d’Italia inteso a”ribadire che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d’Italia”."

"Le riserve auree servono, perché se, per necessità o per volontà, si dovesse uscire dalla moneta unica, garantirebbero l’emissione di moneta nazionale. Chiamiamolo pure piano B, rammentando però che gli altri Paesi (e tra questi soprattutto Francia e Germania) ne dispongono, dal momento che, a differenza nostra, hanno mantenuto le riserve nelle mani dello Stato."

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