Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Scuola: dalle origini della parola alla realtà di oggi

2020-03-04 13:48:09

Da più di 20 anni si sente discutere e legiferare di Scuola. Da allora (e forse anche da prima) si dice che la scuola debba aderire meglio al mondo del lavoro e seguire le prospettive della più moderna tecnologia. Insomma, si ritiene per lo più che deve essere in grado di “professionalizzare”.

Ma se andiamo alle origini della parola “scuola” troviamo spunti interessanti per capire che tante, troppe cose sono cambiate rispetto a ciò che gli antichi intendevano con questo termine.


“Scuola” deriva dal greco “Scholè”, un sostantivo che vuol dire “vacanza”, “riposo”, “tempo libero”. La vacanza si intende naturalmente dal lavoro.


Nell’antica Roma “schola” viene associata all’educazione, intesa etimologicamente come la conduzione da uno stadio inferiore ad uno superiore. Nel mondo classico vi è dunque un’idea di abbandono del lavoro e della mondanità a favore di un apprendimento ed esercizio che insieme portano al raggiungimento dell’Humanitas. Questa parola racchiude l’idea di educazione nel mondo romano). Tale idea è per lo più basata sulla pratica della Parola e sulla Capacità di usarla pubblicamente.


Schola nell’antica Roma viene associata al “Ludus” (Gioco). Il maestro, infatti, viene chiamato “ludus magister”. La scuola, per i Romani, è un luogo dove si impara, e dunque dove ci si diverte.


Alla base del termine (sia greco che romano) vi sono i principi di educazione e opposizione al lavoro. Del resto, il “Labor” per i Romani è “fatica fisica”, “pena”, “sofferenza”. Mentre il lavoro è “negotium”, l’apprendimento può avvenire soltanto in uno stato di “otium”.


Secondo i Romani l’apprendimento è divertente. La serietà non è il contrario della piacevolezza. Come a dire, con le parole di un vecchio adagio sempre attuale “Giocando, s’impara!”.


La “vacanza” è quel “vuoto” che tutti abbiamo il diritto di vivere senza sensi di colpa, e che abbiamo il dovere di riempire di sapere e di virtù.


E’ chiaro come la visione imprenditoriale di oggi abbia offuscato quella di “schola” secondo l’accezione originaria del termine. Anzi, è il più esplicito controsenso.


Basti pensare che per gli antichi il Maestro non è colui che veicola il sapere, ma un facilitatore per la creazione di queste comunità di pari che hanno bisogno di componenti in grado di praticare il “Logos”, la parola, il discorso. Che poi, sono gli strumenti principali per scambiare idee ed opinioni, senza limiti di spazio e di tempo.