Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Quando l’imprenditore è artigiano: la storia di Roberta Genghi

2019-01-27 15:50:30

“Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita”. (Pier Paolo Pasolini). Genghi’s Apulians Do it Better è un laboratorio artigianale di taralli pugliesi fatti a mano, secondo l’antica ricetta tradizionale che risale agli avi. A gestirlo, ad Acquaviva delle Fonti (Ba), attualmente ci sono Roberta e suo marito. La storia di Roberta è particolare e abbiamo voluto raccontarla, proprio oggi che si fa un gran parlare di fuga dei cervelli dal Sud dell’Italia verso il Nord o verso i Paesi esteri. Abbiamo rivolto alcune domande a Roberta Genghi, imprenditrice artigiana pugliese che ha scelto di tornare nella sua terra di origine per investire tempo e risorse in un progetto che, ad oggi, si è rivelato vincente.

Fuga di cervelli: cosa pensi al riguardo?

Non mi sono mai sentita davvero un “cervello in fuga”, perché dentro di me ho sempre saputo che questa terra fa parte di me, (nel bene e nel male). Non credo esista un modello unico. Non ho mai creduto nel “o bianco o nero”. Credo nelle sfumature. Credo nel qui ed ora. Ad un certo punto io ho sentito forte il desiderio di fare qualcosa di vero e di concreto per la mia terra. Me lo dicevano gli occhi lucidi di mio nonno e la mani rugose di mia nonna. È successo così, da un disegno confuso e sfocato tutto è diventato nitido. Non esiste però una formula magica. Non mi sento di giudicare chi ha deciso di costruire il proprio futuro a migliaia di chilometri dalla terra delle proprie radici, perché in ogni caso le radici te le porti sempre con te, e anche se non lo vuoi ti vengono a cercare, a chiamare. La storia dell’uomo è sempre stata una storia di migrazioni, di partenze e di ritorni. La mia famiglia ne è un formidabile esempio. Certo, oggi posso dire di non essere sola. Siamo sempre più numerosi. Ho tanti amici che hanno scelto di tornare dopo essere stati fuori per anni ed investire il proprio know how e la propria formazione in questa terra. Che poi alla fine diciamola tutta, è troppo bella e vale la pena davvero pensare di crescere i propri figli qui.
 

Quanto è durata l’esperienza londinese? Cosa ti ha insegnato nello specifico e cosa ti è tornato utile nella tua attuale attività artigianale?

Rob: Londra è stato un breve (pochi mesi) ma intenso capitolo della mia vita. Mi ha insegnato tanto. A credere di nuovo in me stessa e nelle mie potenzialità. Ad avere fiducia nella vita. C’è stato un passaggio in particolare che potremmo definire rivelatore: quando parlavo della Puglia, delle donne della mia famiglia, del cibo della mia terra … negli occhi dei miei interlocutori accadeva qualcosa di magico. Quegli occhi si illuminavano. Quegli occhi mi dicevano di tornare perché quello di cui parlavo era una ricchezza che non poteva restare un’idea, un bel ricordo, una bella immagine, delle belle parole. Doveva e poteva diventare qualcosa di concreto.

Hai un ottimo curriculum e anni di giornalismo alle spalle. Quanto conta oggi la formazione accademica secondo te oggi?

Rob: Conta tanto, tutto, insieme all’esperienza sul campo, ovvio. Conta il sapere e il saper fare. Studiare, formarsi, imparare: ne vale la pena sempre. Non avrei mai potuto fare tutto quello che sto facendo senza il bagaglio culturale che ho alle spalle. E quando parlo di bagaglio culturale ci metto dentro tutto: i pomeriggi con i miei nonni, le lauree, le prime esperienze in redazione, le ore in ufficio, i lavoretti estivi per pagare le tasse universitarie.

 In una recente intervista ti sei definita “imprenditrice artigiana”: ci spieghi meglio cosa vuol dire?

Rob: Imprenditrice artigiana: nel senso che faccio di tutto (!), dall’impasto alla fatturazione, alle consegne al Crm, alla gestione della comunicazione. È forse questa la flessibilità? Può essere. Io ci vedo molta resilienza: la parola chiave della mia vita e della mia generazione. Ci adattiamo, resistiamo, sfruttiamo le avversità e le facciamo diventare occasioni. Siamo imprenditori, e siamo pure artigiani. Usiamo la testa e le mani. Il sapere e il saper fare. Tutto torna.

Quali sono i cardini della tua attività? I principi cui ti ispiri e le motivazioni alla base delle tue scelte circa le materie prime e la lavorazione dei taralli e altri prodotti?

Rob: Qualità, eccellenza, artigianalità. Non avrei mai aperto l’ennesimo tarallificio industriale o semi-industriale. Se ho fondato Genghi’s – Apulians do it better è perché volevo ridare dignità ad un prodotto che per troppi anni è stato offeso e trattato in maniera poco rispettosa. Volevo produrre l’eccellenza. E questa passa da una ricerca costante e ossessiva delle migliori materie prime e dei migliori fornitori: solo olio evo, solo farina italiana senza additivi chimici, per fare qualche esempio. E poi il legame con il territorio sempre: da qui nascono linee inedite per esempio come il tarallo al cece nero (non alla farina di ceci, attenzione!) della Murgia Carsica, o la linea “nonno Angelo” dedicata a mio nonno con farina di grano duro Senatore Cappelli coltivato ad Acquaviva delle Fonti (il mio paese).

Quali sono le linee di prodotti attualmente in produzione o vendita?

 Siamo a quasi venti linee: dal classico senza spezie a quello ai semi di finocchietto selvatico. Non può mancare il tarallo alla cipolla rossa di Acquaviva (quando stagionale, e comunque sempre locale, non estera). L’ultima linea nata si chiama I TENACI: si tratta di taralli alla birra e trebbie di birra. Quando comprate un prodotto artigianale, voi state comprando una storia, una terra, una famiglia e state permettendo a tutto questo di continuare a vivere, di generazione in generazione!

Contatti:

Tarallificio Artigianale Genghi’s Apulians do it better- Acquaviva delle Fonti (Ba)

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