Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Pazienza: perché conviene coltivare questa “virtù dei forti”

2020-05-17 13:53:50

La parola “pazienza” ha nella sua radice il termine “pathos” (patire), ma ha anche un’altra valenza molto positiva, di cui tenere conto. Ci può essere, infatti, una pazienza “attiva”, con un pathos (inteso come passione per l’esistenza) che ci aiuterà a vivere meglio durante i periodi difficili.

La virtù da mettere in campo oggi, l’unica che può trasportarci verso un futuro migliore, è la pazienza, da sempre considerata (a giusta ragione), la virtù dei forti.

Pazientare vuol dire attendere e capire che c’è un tempo per tutto. Pensiamo ai nostri antenati cacciatori-raccoglitori, che per cacciare ed alimentarsi dovevano attendere il passaggio delle prede.


Per molti, abituati a correre, a raggiungere obiettivi legati alla prestazione, la pazienza è un vero patire. Infatti, non a caso, nella parola troviamo la parola pathos, appunto “sofferenza”. Però dobbiamo ricordarci che il patire è sempre legato alla guarigione, per cui con la pazienza una persona si mette in cammino verso la guarigione.


Praticando ogni giorno la pazienza noi guariamo noi stessi. In fondo (lo sostengono numerosi psicanalisti) l’impazienza è sinonimo di onnipotenza narcisistica, e in casi come quello dell’infezione pandemica che ci ha sconvolto tutti risulta dannoso sia per noi stessi, che per gli altri.


Certo, non è facile continuare a percorrere una strada senza vedere l’orizzonte, ma l’importante è prendere quella giusta. Mosè, che ha portato gli ex schiavi nel deserto, ci ha messo 40 anni per arrivare alla Terra Promessa, ma aveva ben presente l’obiettivo: uscire dalla schiavitù.


Come Mosè, con santa pazienza, non sapendo quello che ci capiterà nel frattempo, vivendo pienamente il nostro tempo presente, dobbiamo avere la speranza che approderemo ad un modo di vivere migliore.