Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Non si può morire così: il messaggio di una giovane universitaria alla sua collega morta suicida

2020-01-26 14:12:56

La tragica scomparsa di una giovane studentessa di 29 anni che si è lanciata dal quarto piano del parcheggio dell’Università degli Studi di Salerno, ha suscitato sconcerto. Certo il mondo accademico qualche domanda deve pur farsela, dato che i suicidi di giovani universitari sono frequentissimi.

La lettera di una giovane collega della vittima ci fa riflettere, ecco perché voglio condividerla con voi #Camers.


“Uno studente di Medicina studia 6 anni prima di potersi laureare, 6 anni pieni di lezioni obbligatorie, tirocini, internati, frustrazioni, successi, bocciature, esami fatti di una, due, tre parti, a volte quattro, tempi stretti, tasse, libri enormi, progetti, poi deve abilitarsi, poi deve affrontare un test per entrare in specializzazione.


Tanto tempo. Da un po’ si cerca di accorciare i tempi, si è pensato alla Laurea abilitante. Tra gli ultimi due anni di studio si fanno i tre mesi di tirocinio, intanto studi per gli esami, scrivi la tesi, frequenti le lezioni, frequenti il reparto, ti laurei, e così ti resta solo da sostenere il test per l’abilitazione e poi quello per la specializzazione. Il vantaggio è che se tutto questo riesci a farlo entro luglio guadagni un anno di tempo.


Per esempio se nell’ultimo anno riesci a studiare, a fare tutti gli esami regolarmente, a frequentare le lezioni e il reparto in cui scrivi la tesi, a scriverla la tesi, a finirli -gli esami- entro maggio, a laurearti entro giugno, a studiare per il test entro luglio, ce la fai, hai guadagnato un anno di tempo.


Il fatto è che in tutto ciò siamo fatti di altre cose, di pezzi di famiglia, per esempio, gli 80 anni di nonno, Natale, la festa di quartiere, i libri comprati e non letti, i viaggi, il tempo per avere cura degli anni, per avere cura degli altri, per avere cura di noi. Solo che il tempo per queste cose non ci basta mai.

Il problema non è la laurea abilitante, era un esempio. Era un esempio per dire verso cosa e come si muove il mondo. Dobbiamo essere più veloci, più competitivi, ci stanno dicendo di correre, senza sbagliare, nemmeno uno, nemmeno un solo colpo. E se sbagli pazienza, sei fuori. ‘Ognuno ha i suoi tempi’ e invece no. Altro giro altra corsa.


Io non so perchè ieri una ragazza di 29 anni che un tempo studiava medicina ha deciso di togliersi la vita, di lanciarsi nel vuoto, ma so che all’Università devi incontrare opportunità, colori nuovi, devi incontrare conoscenze, persone, progetti, idee, devi incontrare gli amici, devi incontrare l’amore della tua vita, non devi incontrare la morte. E se la incontri, se la scegli qualcosa non ha funzionato. E allora cosa non ha funzionato?


Non funziona che ci insegnano che valiamo quanto i nostri meriti, non funziona che non parliamo di Salute Mentale, che di servizi efficaci e concreti che ci supportino in questo percorso a ostacoli in cui spesso i professori dimenticano di essere stati Studenti e si organizzano nel modo migliore per metterti in difficoltà non ce ne sono, non funziona che l’imprecisione è un tabù, che lo devi dire a bassa voce che sei fuori corso, che su di noi scommettono tutti, genitori, fratelli, parenti, amici, scommettono sul ‘tanto tu sei bravo’, e come glielo dici che a volte non sei bravo, a volte lo sei ma non basta, che è tutta una giostra che gira in modo strano, funziona che la sera se andiamo a bere una birra finiamo a parlare di Università, che ai calendari abbiamo tolto le feste, che speriamo sia sempre di 31 giorni il mese, che l’università diventa tutto, che nonni alla fine li chiamo domani, e a fare la spesa ci vado nel fine settimana e quel libro sulla scrivania fa niente, lo inizio la prossima volta."