Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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La peste di Albert Camus: straordinariamente attuale!

2020-05-08 14:24:06

Lo scrittore francese Albert Camus (premio Nobel per la letteratura nel 1957) ha cominciato a lavorare al romanzo “La peste” nel 1941, per poi pubblicarlo definitivamente nel 1947. Nonostante sia uno scritto lontano nel tempo, se riletto oggi appare straordinariamente attuale.

Il motivo di ciò è nello stile, che è quello di una vera e propria cronaca di ciò che accadde ad Orano, una cittadina della costa algerina mentre si trovava ancora sotto il dominio dei Francesi. L’autore, che veste appunto i panni di un attento cronista, descrive nei minimi dettagli lo scoppio dell’epidemia e la relativa parabola, la reazione degli abitanti presi alla sprovvista da un evento di tale portata e gravità, e come si organizzano per fronteggiare questa “peste”.


La trama del romanzo


Mentre la vita ad Orano scorre tranquilla come sempre, gli abitanti si accorgono che vi sono moltissimi topi morti per le strade della cittadina. Preoccupati dallo strano fenomeno, provvedono ad informare le autorità. Ma dopo qualche giorno i topi scompaiono dalla città e nel contempo gli uomini cominciano ad ammalarsi (e morire) di febbre inguinale. I casi di decessi a causa di questa epidemia continuano ad aumentare, ma ad un certo punto la stampa si disinteressa del fenomeno e rivolge altrove la propria attenzione.


Ad occuparsi della “peste” restano però i medici, che cercano di indagarne le cause, gli effetti e la cura. Uno di questi, il dottor Bernard Rieux, è convinto che si tratti di peste confrontandosi con il collega nonché amico Castel, che aveva esercitato la professione di medico in Cina.


Siccome i morti continuano ad aumentare e i cittadini sono oramai entrati nel panico,  da Parigi ad un certo punto arriva l’ordine di chiudere le porte della città.

Inizia la fase più difficile, tra chi considera la peste come una punizione divina inflitta agli uomini per i loro peccati, chi organizza squadre di volontari per aiutare chi ha bisogno. Tra questi, il giornalista Raymond Rambert, che decide di restare ad Orano pur avendo la possibilità di fare ritorno a Parigi.


Intanto i due medici Rieux e Castel lavorano alla messa a punto di un vaccino per debellare definitivamente l’epidemia. Castel sperimenta un vaccino sul figlio del giudice Othon, ma purtroppo non si rivela efficace. I decessi non si fermano, c’è panico e non si sa cosa fare perché non è chiaro di che epidemia si tratti. Ma, quando tutto sembra andare male, ecco che le persone cominciano a guarire e si verifica un regresso della peste.


Il siero si scopre efficace, mentre però la peste continua a mietere vittime. La moglie di Rieux e l’ex militante politico Tarrou ne vengono colpiti e muoiono.

Dopo un po’ di tempo gli abitanti di Orano riaprono le porte della città: la peste è sconfitta del tutto, si torna alla vita di sempre.


La peste come metafora della Vita


Camus è molto bravo nel descrivere l’evolversi dell’epidemia e la reazione degli abitanti di una piccola cittadina come Orano, sconvolta nelle sue abitudini di sempre da un evento inaspettato. Lo scrittore francese utilizza la peste come metafora della vita.


La peste viene vista anche come malattia morale che colpisce ogni gruppo sociale, ed è caratterizzata dall’indifferenza e dall’odio che paralizzano le azioni delle istituzioni.


Orano, il cui accesso viene chiuso per evitare che il contagio dilaghi, simboleggia la prigione, il ghetto in cui ogni uomo vive spesso senza esserne consapevole.

L’episodio della peste arriva per scuotere gli uomini nelle loro coscienze e svegliarli dal torpore in cui sono caduti da tempo. 


L’uomo può salvarsi soltanto se è solidale con gli altri: questo è il messaggio principale dell’opera di Albert Camus, che arriva ai suoi lettori ieri come oggi.


Un mio articolo scritto per cultura.biografieonline.it