Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Il dolce far niente, la “pigrizia riuscita”: ecco perché è importante praticarla

2021-10-09 14:44:16

Guardatevi intorno: scoprirete facilmente che la maggior parte delle persone ha una certa resistenza a lasciarsi andare al “dolce far niente”. Essere pigri? Non ce lo possiamo permettere, neppure d’estate. Siamo sempre impegnati a programmare minuziosamente ogni minuto e secondo, anche in vacanza.

Ce lo hanno inculcato sin da piccoli: l’ozio è il padre di tutti i vizi. Allo stesso modo l’accidia (che è l’avversione ad agire mista a noia e indifferenza), condannata come vizio capitale, ci appare comunque meno grave di altri comportamenti considerati riprovevoli.
Eppure, a pensarci bene, da Oblomov a Paperino la storia della pigrizia ha radici antiche, incrociandosi appunto con l’ozio e l’accidia.
Nella nostra società, abituati come siamo a riempire ogni momento della nostra vita di gesti carichi di necessità produttive, non far nulla è tutt’altro che semplice. Per questo, soprattutto oggi, va perseguito, rivendicato come un diritto, praticato come un vero e proprio “esercizio di libertà”.
La pigrizia, in sé, è un movimento, è un atteggiamento di reazione e di ripulsa verso chi ci vuole fare lavorare. Ma a volte anche organizzare un viaggio o una vacanza può rivelarsi stancante. Il pigro è qualcuno che fa di tutto per non fare nulla. Rispetto a quello che ci hanno trasmesso fin da piccoli, la pigrizia è una qualità da rivalutare attraverso la riscoperta di un tempo “proprio” da dedicare appunto all’otium (il contrario del “negotium” dei latini). Il pigro spezza il tempo, cerca di trovare degli spazi a proprio uso e consumo per la cura del proprio tempo. Di conseguenza, così facendo aumenta la sua qualità di vita.
Si può dire che l’unica forma di “pigrizia riuscita” è l’arte, ma dovrebbe anche essere l’obiettivo da porsi nella vita di tutti i giorni. Riorganizzare le ore che abbiamo a disposizione riprendendosi il proprio tempo. E’ necessario spezzare la routine con tanti piccoli gesti.
Abituandoci ad una sana pigrizia possiamo allontanare le nevrosi del nostro tempo. Ad esempio quella che ci fa pretendere subito una risposta da un amico a cui abbiamo inviato un messaggio WhatsApp, e la cui spunta blu ci avvisa che lo ha appena letto. O che, dopo alcuni minuti dall’invio di una mail, ce ne fa inviare un’altra che chiede “perché non ho ricevuto risposta”?
Come ha scritto Gianfranco Marrone, scrittore e semiologo, autore del libro intitolato “La fatica di essere pigri”: “Chi lo ha detto che l’andare avanti, sia necessariamente migliore della stasi? Chi l’ha detto che progredire come abbiamo fatto finora faccia bene a noi e al Pianeta? Forse fermarsi, oziare un po’ tutti (democraticamente), potrebbe davvero essere positivo”.
Cristiana Lenoci, www.iocelhofatta.com