Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Gianrico Carofiglio: “Finita emergenza, non vedo l’ora di entrare in una libreria”

2020-03-29 14:41:48

Ognuno di noi, in questi giorni di quarantena forzata, immagina ciò che vorrebbe fare una volta tornati alla normalità. Lo scrittore pugliese Gianrico Carofiglio, finalista al premio Strega con “La misura del tempo”, ha confidato in una intervista quello che gli manca in questo periodo.

Prima di tutto, da pugliese DOC, lo scrittore ha detto: “Non vedo l’ora di poter tornare a guardare il mare”, e poi ha dichiarato di voler entrare in una libreria.


L’autore, intervistato dal quotidiano “La Repubblica”, si è soffermato a parlare della paura, un sentimento che accomuna tutti noi in questo momento storico particolare. 


Essa è in primo luogo quella personale; la percezione della possibilità di ammalarci, di soffrire, addirittura di morire. Non è la forma più interessante e sicuramente non è la più istruttiva per una riflessione sui significati. Ma quella che stiamo sperimentando in questi giorni è anche, se non soprattutto, una paura di comunità: la vita cui eravamo abituati e che davamo per scontata, potrebbe non essere più la stessa, anche dopo la fase acuta dell'emergenza. È una paura, in un certo senso, da fine del mondo, per come l'abbiamo conosciuto finora. Una paura che ci mette in contatto non solo con la nostra fragilità individuale, ma anche con quella collettiva, con una malinconia profonda, con la tristezza, con il senso della perdita. Il lutto.”


Ma- sottolinea Carofiglio- la paura va riconosciuta e usata; bisogna trasformarla in strumento di lavoro per cambiare le cose - anche e soprattutto fuori dalle crisi - e non lasciare che diventi una malattia occulta dell'anima individuale e collettiva, che degeneri in una forza incontrollabile e distruttrice. Peggiore delle epidemie del corpo. In questo senso verrebbe da dire: è necessario coglierne la fondamentale implicazione etica e la grande attitudine trasformativa.


La sua bellissima intervista termina con una profonda citazione.


“Mi viene naturale concludere queste riflessioni citando un brano di T.H. White, autore di una serie di romanzi di enorme successo sul mito di Re Artù. "Il rimedio migliore quando si è tristi - replicò Merlino, cominciando ad aspirare e a mandar fuori boccate di fumo - è imparare qualcosa. È l'unico che sia sempre efficace. Invecchi e ti tremano mani e gambe, non dormi alla notte per ascoltare il subbuglio che hai nelle vene, hai nostalgia del tuo unico amore, vedi il mondo che ti circonda devastato da pazzi malvagi, oppure sai che nelle cloache mentali di gente ignobile il tuo onore viene calpestato. In tutti questi casi, vi è una sola cosa da fare: imparare. È l'unica cosa che la mente non riesce mai ad esaurire, da cui non si lascia mai torturare, che mai teme o di cui mai diffida, di cui mai si pente. Imparare è il rimedio per te. Imparare è il rimedio per tutti noi.”


La Misura del Tempo: trama e  recensione


Tanti anni prima Lorenza era una ragazza bella e insopportabile, dal fascino abbagliante. La donna che un pomeriggio di fine inverno Guido Guerrieri si trova di fronte nello studio non le assomiglia. Non ha nulla della lucentezza di allora, è diventata una donna opaca. Gli anni hanno infierito su di lei e, come se non bastasse, il figlio Iacopo è in carcere per omicidio volontario. Guido è tutt'altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso; forse anche per rendere un malinconico omaggio ai fantasmi, ai privilegi perduti della giovinezza. Comincia cosí, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.


Con questo libro Carofiglio si riconferma una delle voci più importanti della narrativa italiana. Un romanzo magistrale. Una scrittura inesorabile e piena di compassione, in equilibrio fra il racconto giudiziario – distillato purissimo della vicenda umana – e le note dolenti del tempo che trascorre e si consuma. Da leggere assolutamente.