Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Come lavorare in una ONG

2019-01-05 08:53:28

Per molti giovani lavorare in una ONG rappresenta un’ottima possibilità di impiego e di esperienza.Può essere un villaggio in Africa o in India, nella foresta amazzonica o alla periferia delle più grandi metropoli del mondo, oppure in un Paese devastato da un uragano o altri simili cataclismi. Con l’aumento delle situazioni di emergenza è cresciuto il numero di giovani che aspirano a mettersi a disposizione di chi ha bisogno. Lavorare nel settore della Cooperazione internazionale, della promozione dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile dei popoli è sicuramente una scelta professionale meno semplice di altre, ma decisamente molto gratificante.

La professione come stile di vita

Il cooperante è chiamato ad intervenire in svariati settori. In genere però si tratta di situazioni difficili o complicate, che richiedono buona capacità di adattamento unita a capacità gestionali e attitudine a lavorare in gruppo. In pratica, la preparazione e la specializzazione sono importanti, ma da sole non sono sufficienti. Inoltre è fondamentale un aggiornamento continuo. Il mestiere del cooperante internazionale diventa inevitabilmente un vero e proprio stile di vita. Il lavoro del cooperante ricopre tre macro-aree di intervento: cooperazione allo sviluppo, aiuto umanitario e migrazione.

Formazione e requisiti

Non esiste un percorso unico, una formula matematica che, correttamente applicata, fa diventare un cooperante internazionale.  Tra le lauree più richieste ed indicate per svolgere questa professione ci sono medicina, ingegneria, agraria, antropologia ed economia. Possono essere utili la laurea triennale in Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace e quella magistrale in Scienze per la cooperazione allo sviluppo. La specializzazione post-laurea, come un master, può essere una carta vincente. La conoscenza e la padronanza dell’inglese e di almeno un’altra lingua straniera oltre all’italiano viene data per scontata. In questo particolare settore, nessuna laurea è di per sé una discriminante negativa o un vantaggio assoluto.

L’attitudine personale

L’ambito della cooperazione internazionale offre possibilità lavorative a condizione che si tratti di persone competenti e fortemente motivate. Risulta una buona opportunità  per chi è disponibile a viaggiare, possiede una spiccata capacità di adattamento, è dotato di problem solving ed è una persona flessibile e multitasking. Questa è una di quelle professioni che chiede di “essere quello chesi fa”: per questo l’empatia verso il prossimo, l’altruismo, la capacità di proiettare una visione positiva del mondo, risultano essere requisiti imprescindibili e necessari.

Come fare le prime esperienze

Esistono diverse opportunità per i più giovani che desiderano intraprendere questo percorso questo percorso e mettersi alla prova. Per esempio, i giovani con età compresa tra i 18 e i 28 anni possono partecipare, per un periodo di 12 mesi, ad uno dei tanti progetti promossi dal Servizio Civile, sia in Italia che all’estero. In alternativa, tra gli altri, c’è anche il Servizio volontario europeo, messo a disposizione dall’Unione Europea per un periodo che varia dai 2 ai 12 mesi, per i giovani tra i 18 e i 30 anni (www.serviziovolontarioeuropeo.it). Infine, le Ong offrono periodicamente la possibilità di partecipare agli stage organizzati dalle stesse organizzazioni, sia in Italia che all’estero.

I siti utili

Direzione generale della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri: www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it;

Aoi, Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale: www.ong.it;

Cipsi, Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale: www.cipsi.it;

Cocis, Coordinamento delle organizzazioni non governative per la cooperazione internazionale allo sviluppo: www.cocis.it;

Focsiv, Federazione organismi cristiani di servizio internazionale volontario: www.focsiv.it

Onu Italia: www.onuitalia.com