Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

Cristiana Lenoci

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Canta che ti passa: perché questo modo di dire è giusto

2020-05-05 14:02:15

Cantare fa bene: riesce, infatti, a cancellare almeno per un po’, la tristezza. La biochimica lo spiega con un insieme di sostanze prodotte nel cervello quando si usa la voce: le endorfine e la dopamina.

Durante la quarantena (almeno all’inizio di essa), si è cantato, tanto, a squarciagola, uscendo anche in pigiama sui balconi in tutta Italia. Lo abbiamo fatto per dimostrare che noi italiani, piegati dagli effetti devastanti del virus, non ci saremmo arresi. 


Cantare in gruppo apporta benefici al copro e alla mente.


Uno studio inglese ha mostrato, infatti, che cantare in gruppo per circa un’ora riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Oltre al piacere di cantare un brano (non c’è differenza tra il coro di una musica di Beethoven o “Azzurro” di Celentano), si aggiunge la modalità con cui lo si fa. Le vibrazioni sonore riempiono i polmoni, l’aria esce dal diaframma e si trasforma in tanti suoni diversi.


Quando ascoltiamo la musica, di qualsiasi genere sia, il cervello si accende come una luminaria: una composizione può toccare nel profondo e suscitare il nostro apprezzamento. Ogni ascolto è personale e apre la “scatola dei ricordi”, un vero e proprio archivio che ognuno di noi conserva.


Riascoltare la melodia che si ballava da ragazzini fa emergere un ricordo, provocando il classico “tuffo al cuore”. Le canzoni preferite coinvolgono le aree cerebrali delle emozioni, per questo i battiti cardiaci variano e vengono i brividi.


Dopo un primo momento di canzoni, uno intermedio di silenzio dato dalla gravità della situazione, ora torniamo a cantare perché ci aiuta a legittimare la sensazione di “uscita dal tunnel”. In pratica, secondo l’interpretazione di alcuni esperti e psicoterapeuti, “ce la cantiamo oggi” per liberarci dal peso delle angosce di morte provate sino a ieri.