In origine l'empatia era il legame di partecipazione emotiva che univa il poeta-cantore con il suo pubblico, segno che l’arte, qualunque sia la sua forma, non può prescindere dall’empatia. Oggi l’empatia è la capacità di immedesimarsi in un'altra persona fino a coglierne i sentimenti, gli stati d'animo e i pensieri, spesso senza far ricorso alla comunicazione verbale. Ascoltare empaticamente significa mettere da parte ogni giudizio morale e ogni diffidenza verso la diversità.
Freud descrive questa capacità di immedesimazione come una sorta d'intuizione, che consente l'accesso agli ambiti della vita psichica altrui, di per sé estranei alla propria esperienza. Studi recenti sui neuroni specchio confermano che l'empatia non nasce da uno sforzo intellettuale, è bensì parte del corredo genetico della specie.
In medicina l'empatia è considerata un elemento fondamentale nella relazione medico-paziente come lo è nell’insegnamento. I maestri empatici non ricorrono all'atteggiamento autoritario, ma sono capaci di valorizzare i propri alunni, facendo emergere la loro creatività, incentivando le discussioni condivise in aula.
Si parla tanto oggi di empatia, e spesso non in maniera giusta o appropriata. Ritornare alle origini, al significato dei termini mi sembra necessario per comprenderne a fondo il senso.