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Alcuni consigli per vivere la vacanza in montagna in tutta sicurezza ed in salute

2020-08-14 16:29:18

Le vacanze in alta quota regalano benessere e relax, ma possono essere sempre possibili incidenti e disagi vediamo pertanto cari amici come evitarli.

Rischio incidenti

La maggioranza degli incidenti in montagna è legata all’escursionismo come lo stesso Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Cai segnala; molte volte essi sono dovuti della superficialità ed all’incauta valutazione dei rischi. E’ Proprio durante la stagione estiva che si concentra il maggior numero di interventi delle squadre di soccorso in ausilio degli appassionati delle escursioni in quota, i quali stando alle statistiche del Soccorso alpino possono trovarsi in difficoltà  per via di cadute, scivolate, malori di vario genere, perdita dell’orientamento, maltempo ect.

“Non bisogna però demonizzare la montagna” spiega il Dott. Guido Giardini, direttore della struttura complessa di neurologia e stroke unit dell’Usl della Valle d’Aosta, dove dal 2007 è responsabile dell’ambulatorio di medicina e neurologia di montagna il quale aggiunge “La montagna è meravigliosa, ma bisogna conoscerla e rispettarla. E bisogna sapere come il nostro corpo reagisce all’alta quota. Per prendere le dovute precauzioni “.

Acclimatamento all’altitudine

Raggiungere quote superiori ai 2.500 metri richiede uno sforzo al nostro organismo, il quale  ha necessità di acclimatarsi alle nuove condizioni ambientali. All’aumentare dell’altitudine, diminuisce infatti la pressione atmosferica e si riscontra una rarefazione dell’ossigeno, che porta al fenomeno chiamato ipossia ipobarica, aumentano pertanto la frequenza cardiaca e quella respiratoria, la pressione arteriosa e polmonare ed aumenta il numero di globuli rossi, i quali svolgono il compito di potenziare il trasposto di ossigeno nel sangue data la sua ridotta disponibilità. “I primi giorni del soggiorno in alta montagna possono essere i più critici, è consigliabile allora non fare sforzi eccessivi fino a quando non ci si è acclimatati” è la raccomandazione del buon Dott.Guido Giardini. Dopo un po’ di tempo che varia da qualche giorno ad una settimana, a seconda della quota, dell’età, dell’indice di massa corporea, di eventuali patologie e terapie farmacologiche in corso etc. l’organismo si adatta alla quota in cui si trova ed allora si può dare via libera a camminate, pedalate ed altre attività. 

Il mal di montagna

in caso di più giorni trascorsi oltre i 2.500 metri è possibile andare incontro anche al cosiddetto “mal di montagna”  «Insorge dopo qualche ora di permanenza in altitudine» sostiene la brava Dott.ssa Annalisa Cogo, pneumologa ed esperta di medicina di alta quota nonchè docente di malattie respiratorie all’Università di Ferrara. In detto caso la vacanza può essere rovinata damal di testache può essere accompagnato dcapogiri, nausea, vomito, insonnia, sensazione di spossatezza, fatica, mancanza di fiato, inappetenza. 

Dormire un po’ più in basso.È bene ed opportuno salire di quota in modo graduale, e se ci trova ad oltre 2.500 metri dormire sempre ad una quota inferiore rispetto a quella in cui si è trascorsa la giornata, senza per giunta superare un dislivello di 500 metri tra una notte e l’altraSi raccomanda inoltre di affrontare gradualmente percorsi e le salite via via più impegnative per durata, dislivello e quota. In caso si manifestino sintomi il surgerimento è di riposare, idratarsi adeguatamente ed eventualmente di scendere di quota di almeno 500 -1.000 metri. 

Maggiore prudenza se vi è la presenza di bambini 

«Se si va in montagna con tutta la famiglia è opportuno però ricordare che non è consigliabile superare i 2.000 metri di quota con i neonati, e i 2.500 metri entro il primo anno di vita, soprattutto se si programma di trascorrere la notte», sono le indicazione forniteci dalla brava Dott.ssa Annalisa Cogo mentre l’esperto Dott. Guido Giardini aggiunge : «A quell’età il sistema nervoso centrale e i centri di controllo del respiro non sono ancora completamente maturi e i bambini sono quindi più sensibili alla rarefazione dell’ossigeno».  

Chi soffre di cuore è bene che consulti il medico

Il paziente cardiopatico amante dell’alta montagna non è chiamato a rinunciare per forza ad una gita in alta quota ma non può però fare a meno di valutare le proprie condizioni di salute e quali precauzioni adottare.Chi soffre di malattie cardiovascolari prima di avventurarsi in montagna deve infatti confrontarsi con il medico(e  se necessario consultare lo specialista come è stato indicato sulla rivista di cardiologia European Heart Journal dal team di ricercatori dell’Università Bicocca e dell’Auxologico San Luca di Milano ed è bene che affrontino da un latgli aspetti ambientali come la velocità di salita, la quota da raggiungere e la temperatura e dall’altro parlare delle caratteristiche personali relative a condizioni fisiche, storia clinica, stabilità dei problemi cardiovascolari, terapie in corso ed esami diagnostici recenti.


La protezione della pelle e degli occhi

Statprogettando un’escursione salendo fino ad un ghiacciaio? “ Attenzione a proteggere occhi e pelle dai raggi solari, perché in quota le radiazioni ultraviolette sono ancora più dannose, dato che l’atmosfera via via si assottigli” è l’indicazione e surgerimento offertoci dal buon Dott.Giardini e risulteranno indispensabili gli occhiali da sole a specchio e a protezione integrale e creme solari con fattore di protezione molto alto (50+) oltre la necessità di indossare cappelli ed indumenti a maniche lunghe.

Fonte : OK Salute e Benessere  Web Page

Immagine tratta da(by) Montagna Estate  Web Page

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