Hobby & Tempo libero
Il volo libero sulla vetta più alta del mondo: Il monte Everest
In oltre 40 anni di volo libero, solo tre squadre sono decollate dalla vetta del Monte Everest: L'alpinista e pilota francese Jean Marc Boivin è stato il primo a decollare con un parapendio dalla vetta.
1986: In deltaplano dalla cresta occidentale
I piloti statunitensi Steve McKinney e Larry Tudor hanno raccolto la sfida nella stagione autunnale del 1986 per diventare i primi piloti a pilotare un deltaplano “dall'Everest”.
Steve McKinney ha l'onore di essere il primo, ma è stato solo un breve volo da circa 200 metri sulla cresta occidentale, volando in condizioni marginali nel tentativo di ottenere alcune riprese cinematografiche per placare gli sponsor di una spedizione che non era andata come sperato:
"Il fallimento della nostra spedizione é stato conseguenza all'organizzazione carente, non dalle condizioni meteo o dalla squadra", ha ricordato in seguito Larry Tudor, il miglior pilota dell'epoca. "Tentare di scalare la montagna dal lato nord significava viaggiare attraverso la Cina e il Tibet. La dogana cinese sembrava non amare i deltaplani e li sequestrò per giorni. Alla fine li hanno restituiti." Larry Tudor ha spiegato come Craig Colonica, "uno scalatore su roccia e ghiaccio da 240 libbre, sei piedi e tre pollici... e americano di origini siciliane." si è assicurato il loro rilascio: "L'ultimo giorno disponibile siamo andati all'aeroporto per un ultimo disperato tentativo di riprenderci i deltaplani. Craig diventò furioso e, afferrato il ragazzo della dogana, lo tirò fuori dal bancone e si rivolse all'interprete: "Dì a questo ragazzo che questi sono i nostri deltaplani, li abbiamo pagati, siamo qui con il permesso del suo governo e se non ce li restituirà gli staccherò la testa dal collo."
Ha funzionato.
"Invece di andare in prigione, abbiamo caricato i delta sul camion e, in tempo record abbiamo preso il volo successivo per Chengdu." Nel suo rapporto dell'epoca, Larry ha avvertito: "Non spingere mai un siciliano oltre il limite, è terrificante".
Una settimana dopo erano al campo base e si accingevano a stabilire gli accampamenti sulla montagna. "Per tutto il tempo le condizioni meteo sono state ideali", ha riferito Larry, "Calde giornate di sole con uno o due cumuli su ciascuna delle grandi vette, venti leggeri".
Nel frattempo i delta erano in transito e impiegarono un mese per arrivare, ma quando arrivarono le condizioni meteo cambiarono. "Abbiamo perso la nostra finestra", ha scritto Larry. “Abbiamo avuto problemi con i venti delle correnti a getto che arrivano con l'inverno… I venti ci hanno costretti ad abbandonare la montagna. Ho trascorso tre giorni e quattro notti in una tenda sulla cresta occidentale a 22.000 piedi aspettando che i venti si ritirassero. Alla fine abbiamo portato uno dei delta in cima alla cresta occidentale, ma era troppo tardi. I venti erano scesi sulle montagne, la spedizione era senza soldi e ci si chiedeva come avremmo fatto a lasciare il paese ".
Era ora di tornare a casa, ma non prima del volo di Steve McKinny dall'Everest. "Era da circa 200 metri sulla cresta occidentale, quindi la troupe cinematografica poteva avere qualcosa per placare gli sponsor", ha spiegato Larry. "Ha anche fatto un volo fuori controllo molto spettacolare fino a un terribile incidente nei pressi del campo base."
1988: Jean Marc Boivin vola in parapendio dalla vetta
Nel 1979 Jean Marc Boivin, un talentuoso alpinista e pilota, aveva volato con un deltaplano dalla cresta sud-ovest del K2. A 28 anni si era unito a una spedizione in stile himalayano di alto profilo, piena di alcuni dei nomi più famosi dell'epoca dell' alpinismo francese. La spedizione, durata quattro mesi, è stata la più grande e costosa mai organizzata nella storia del K2: Circa 1.400 portatori sherpa hanno trasportato 25 tonnellate di attrezzatura al campo base. C'erano 10 tra registi, fotoreporter e giornalisti.
La spedizione per scalare "The Magic Line" fallì a 160 m dalla vetta. Tuttavia, dal punto di vista di Jean-Marc, divenne un successo quando il 6 settembre preparò il suo deltaplano e si lanciò dal Campo IV a 7.600 m. Il suo volo durò 13 minuti e atterrò al campo base 2.600 metri più in basso. Jean-Marc stabilì il record mondiale per il più alto decollo di deltaplano mai effettuato.
Il volo gli è valso riconoscimenti in tutto il mondo tra i quali l'International Award for Valor in Sport, un premio che gli è stato assegnato durante una cerimonia di premiazione a Londra il 5 febbraio 1980.
Sei anni dopo era di nuovo nell'alto Himalaya. Questa volta come membro di una spedizione su un altro picco di 8.000 m, il Gasherbrum II. Trascorse da maggio ad agosto sulla montagna e l'8 luglio salì in vetta insieme ad altri membri della squadra. Pochi giorni dopo ripartì dal campo base e raggiunse la vetta la sera del 14 luglio 1985. Jean-Marc quindi decollò dalla vetta in deltaplano, stabilendo un nuovo record di quota di lancio di 8.035 m. Di questa spedizione è stato girato un film, L'Oiseau Rare.
Un successo, la spedizione è stata tuttavia segnata dalla tragedia quando un membro del team, Toru Nakano, è scivolato ed è caduto incontro alla morte. Una triste conclusione per una spedizione che ha segnato una svolta nello stile alpinistico e ha stabilito un notevole record di deltaplano che, a quanto pare, non è mai stato superato ufficialmente.
Il suo volo però ha segnato la fine dell'arrampicata combinata con l'esplorazione dell'alto Himalaya in deltaplano: Secondo quanto riferito, Jean Marc è rimasto scioccato quando un altro alpinista francese era partito dalla vetta pochi giorni prima usando un parapendio. Pierre Gevaux è stato il primo pilota a volare dalla cima di una vetta di 8.000 m con parapendio (anticipando di pochi giorni Jean Marc con il suo deltaplano) effettuando la discesa del Gasherbrum II l'11 luglio 1985. La nuova macchina volante catturò immediatamente l'interesse di Jean Marc e i suoi pensieri si spostarono sulla montagna più alta della terra: l'Everest.
Quel momento arrivò il 26 settembre 1988 quando, dopo aver raggiunto la vetta alle 14.30 con altri quattro alpinisti europei e due Sherpa, impiegò 90 minuti a preparare la sua vela. Il vento era rafficato, con picchi di 40 km/h, ma trovò una finestra e decollò dal Tetto del Mondo. Il volo finì al Campo II a 5.900 m (quasi 3.000 m sotto la vetta) ed è durò 11 minuti.
Anni '90: il parapendio "spicca il volo"
Il parapendio era arrivato e stava prendendo piede nei confronti del deltaplano. Molti alpinisti si sono dedicati a questo sport con zelo in quanto ha offerto una facile via di discesa (con le condizioni meteo favorevoli).
Uno dei primi ad adottarlo è stato un diciassettenne Bertrand "Zebulon" Roche che fece da passeggero su un volo in tandem con suo padre: decollati dagli dagli 8.000 m del colle sud dell'Everest nel 1990.
Nel decennio successivo al volo di di Jean Marc, il parapendio si diffuse attraverso l'Himalaya, mettendo radici nei luoghi di ritrovo dei viaggiatori e nei luoghi accessibili in tutta la regione. I piloti sono arrivati dall'Europa e hanno iniziato a esplorare. Il Volo bivacco, ovvero volare e accamparsi attraverso le montagne, offriva ai piloti avventure e illimitati orizzonti.
Tuttavia, non era tutto volo bivacco e relax in riva al lago. Gli alpinisti stavano ancora usando i parapendio per tentare di volare dalle grandi vette e l'attrazione principale era l'Everest. Nel 1998 la veterana alpinista russa Elvira Nasonova tentò di decollare in tandem dall'alto della cascata di ghiaccio del Khumbu durante un scalata dell'Everest, ma non andò a buon fine. I rapporti della giornata recitano: “La partenza non ha avuto successo. Nel momento in cui decollarono dalla roccia si alzò una raffica. Gli sportivi sono stati sbattuti contro la roccia, la vela ha cabrato verso l'alto chiudendosi, ed Elvira e il suo istruttore sono caduti sul ghiacciaio da circa 50 m. " uno dei due ne uscì illeso ma Elvira rimase gravemente ferita e trascorse tre giorni sdraiata sul ghiacciaio. Alla fine fu evacuata in elicottero e sopravvisse.
2001: Parapendio in Tandem dall'Everest
Nel 2001 l'Everest aveva visto un decennio di spedizioni commerciali. Per gli scalatori di un'epoca precedente la montagna era stata offuscata. L'ego e la pubblicità avevano preso il sopravvento sui valori dell'arrampicata, dicevano molti. La vita moderna aveva raggiunto il tetto del mondo.
Bertrand Zeb Roche si trovava a cavallo di questi due mondi. A 17 anni aveva scalato l'Everest e poi era volato dal Colle Sud con suo padre (come abbiamo visto sopra). Ora era tornato in pellegrinaggio sulla vetta con sua moglie Claire Bernier. Insieme stavano compiendo un'impresa particolare: scalavano e volavano sulle Seven Summits, la vette più alte di ogni continente.
Raggiunsero la vetta dell' Everest alle 8 del mattino del 21 maggio 2001 portando un parapendio tandem Ozone (appositamente realizzato) che pesava solo 5,3 kg. Questo era un precursore di ciò che sarebbe arrivato. La rivoluzione della leggerezza sarebbe decollata da lì, dando ai piloti vele di peso inferiore a 3 kg e imbracature da 300 g.
Sono stati straordinariamente fortunati con il tempo. Claire ha riferito dopo il volo: “Erano le 8 del mattino. La vista era mozzafiato. Non una nuvola, il vento era tra i 30 e i 40 km / h". Dopo aver scattato le foto della vetta, i due hanno trovato un punto 10 m sotto la cima di 8.848 m. Claire ha scritto: “Ci siamo tolti le maschere dell' ossigeno e abbiamo preparato la vela. Questi compiti, generalmente facili, erano molto impegnativi lassù: impiegarono circa un'ora per prepararsi. “Poi, pronti sul bordo della montagna, Zeb ha alzato la vela e molto il vento ci ha portato velocemente in quel luogo mitico.
“Abbiamo intravisto brevemente la parete ovest e poi ci siamo diretti a nord, in direzione del campo base cinese. Abbiamo visto tutto il percorso"
Il parapendio è magico e senza sforzo!"
“Ci siamo staccammo da terra in un lampo. Le condizioni non erano calme come sembravano, il vento di ponente cambiò la nostra traiettoria di volo. Sopra il Colle Nord, la vela iniziò a sbattere violentemente, ricordando a Zeb i voli di competizione. Ci allontanammo da tutto ciò che poteva causare turbolenze e alle 10.22 ci calammo dolcemente sul ghiacciaio Rongbuk, appena sopra i 6.400 metri ".
Elegante e apparentemente semplice. Non fu così per la coppia olandese che ha tentato di ripetere l'impresa l'anno successivo nel 2002, ancora una volta sponsorizzati da Ozone. Wilco van Rooijen ha dovuto riferire che al Campo III furono colpiti da forti venti. Il campo è stato “fatto a pezzi” e il parapendio “è volato via da solo, ancora nella sua borsa”. Un comunicato stampa del team in seguito ha riferito: "Ci piace pensare che questo serva solo a dimostrare che non si può tenere un buon parapendio a terra e che le vele Ozone possono volare anche ripiegate nello zaino... anche se non siamo sicuri delle prestazioni della vela".
2004: Il ritorno del Deltaplano
Il deltaplano tornò sull'Everest nel 2004, questa volta fu trainato in quota da un ultraleggero a motore.
Il leggendario pilota di deltaplano Angelo D'Arrigo è stato trainato in alto sulla parete sud dal campione del mondo di ultraleggeri Richard Meredith Hardy, superando gli 8.000 m prima che la fune si spezzasse. Angelo ha poi riferito: “Eravamo a circa 9.000 metri di altezza, io ero a 500 metri a sud dell'Everest. Lasciai quello che era rimasto della fune e mi diressi verso la vetta, sorvolandola subito dopo.
"Questo era il momento: sorvolando l'Everest, ero riuscito nel tentativo di far volare il mio deltaplano sulla montagna più alta del mondo. "
Tuttavia, il volo non è stato senza polemiche. Alcuni si sono chiesti se Angelo avesse davvero volato proprio sopra la vetta. Un punto controverso per alcuni: quattro ore in aria fino a 9.000 m intorno al Monte Everest sono sufficienti per molti. Ma per altri non era abbastanza. Ad Angelo mancava un GPS Tracklog, che ha lasciato alcuni puristi chiedersi esattamente quanto lontano e quanto in alto avesse volato. Quel giorno gli alpinisti in vetta hanno detto di aver visto un ultraleggero in alto, ma nessun deltaplano.
La rivista Cross Country riportava all'epoca che la fune di traino si era rotta a 8.700 m, e che Angelo era salito sulla parete ovest fino alla vetta. Dissero che era "la prima persona a volare in libero sulla vetta dell'Everest", ma erano timidi nel dichiarare in modo inequivocabile la quota massima raggiunta e se fosse passato sopra la cima o meno. Purtroppo Angelo è morto due anni dopo, lasciando ad alcuni un punto interrogativo, mentre altri hanno ritengono che la parola di Angelo valga abbastanza. Ad ogni modo è stato un volo incredibile.
La controversia è stata poi ripresa nel 2007 quando l'avventuriero televisivo Bear Grylls ha effettuato un volo in paramotore nella regione e inizialmente ha affermato sul suo blog di aver sorvolato l'Everest. La mancanza di dati GPS e di filmati ha fatto sì che la sua affermazione, almeno negli ambienti sportivi, fosse ritenuta non credibile.
2011: L'impresa dei nepalesi Babu Sunuwar e Lakpa Tsering
Nel 2011 diverse squadre erano sull'Everest sperando di volare dalla vetta. La britannica Squash Falconer riuscì a scalare la vetta, ma il maltempo le impedì di decollare. Anche un secondo alpinista brasiliano sperava di partire con il parapendio, ma anche lui rinunciò.
La squadra che riuscì nell' impresa e catturò l'immaginario del mondo era composta dai due nepalesi Babu Sunuwar e Lakpa Tshering . I due salirono e decollarono con successo dalla vetta in parapendio tandem il 21 maggio 2011. Erano passati 10 anni da quando Zeb e Claire avevano volato in tandem dalla vetta.
Babu, il pilota tandem, aveva già catturato l'attenzione del mondo del parapendio l'anno prima, completando un volo bivacco in tandem di 30 giorni attraverso il Nepal nel 2010. Questo tipo di volo era considerato estremo ed appannaggio dei piloti d'élite. Il suo volo dall'Everest lo ha portato sotto i riflettori del pubblico. La sua spedizione era "From Summit to Sea" e prevedeva l'arrampicata sull'Everest, il volo in tandem dalla vetta, e poi a piedi e in kayak fino al mare nel Golfo del Bengala. Per questa avventura i due sono stati votati avventurieri dell'anno dal National Geographic.
Il volo dall'Everest è stato degno di nota per un altro motivo: la coppia è decollata sul lato nord dell'Everest, è salita in termica sopra la vetta, si è voltata e ha volato in Nepal. Hanno poi proseguito per 35 km e sono atterrati a Namche Bazaar, la capitale degli sherpa. La differenza tra il primo volo di Jean Marc Boivin, una discesa veloce e controllata, e il volo di Babu non poteva essere più netto. Inoltre, il fatto che si trattasse di due cittadini nepalesi ha segnato un cambiamento considerevole: Certe imprese non erano più appannaggio del pilota europeo che esplora luoghi remoti e avventurosi, Babu è un pilota locale che vola nel suo cortile.
L'Everest vedrà ancora più scalatori e piloti sui sulle sue pareti nei decenni a venire. Le vele più piccole e i materiali avanzati rendono l' attrezzatura sempre più facilmente trasportabile e leggera: attualmente il parapendio più leggero pesa 1,5 kg, ma lanciarsi e volare dalla montagna più alta del mondo rimarrà sempre una sfida. Tre voli di successo dalla vetta negli ultimi 40 anni di storia del volo libero ce lo dimostrano.