"Ho sempre amato le farfalle perché ci ricordano che non è mai troppo tardi per trasformare noi stessi." Drew Barrymore

La mia storia

Qualche anno fa ero in macchina e ascoltavo la radio. Non era una giornata brillante, quella in cui i pensieri si accavallano senza trovare fine e meta.
Si parlava di uno studio da cui era emerso che in media le donne a 39 anni, raggiungono il punto di massima espressione in ambito professionale.

Ricordo di aver pensato: “ma magari!"

Quel giorno di qualche anno fa, se mi avessero detto che quello studio aveva ragione non ci avrei creduto.

Eppure, a pochi giorni dal compimento dei miei 39 anni mi sono tornate in mente quelle parole e almeno nel mio caso, ci ha preso.

Come?

Solo qualche mese fa compilando un banale questionario per non so più quale motivo, ho avuto una piccola crisi esistenziale alla voce:

Professione:.................................

Ho lasciato in bianco, perché se avessi avuto un foglio protocollo a disposizione, in qualche modo forse avrei potuto spiegare chi sono e cosa faccio.
Quei soli 4 cm di puntini su cui riassumere tutto mi hanno mandata in tilt. 😅

In terza media, al momento della scelta della scuola superiore, ero in confusione assoluta: non avevo idea di chi fossi in quel momento e ancor meno di chi volessi diventare.

Ricordo con tenerezza la mia prof. di italiano, una donna molto dolce che nutriva il suo lavoro con passione vera e costante nonostante fosse così difficile.
Lei non aveva dubbi su quale scuola avrei dovuto scegliere dopo:“Iscriviti al liceo socio psico pedagogico” - mi disse - “Hai insegnamento e empatia nel sangue!"

Io, che il gesto più affettuoso verso mio fratello, ai tempi treenne, che ricordavo era sputargli contro, proprio non mi ci vedevo dietro una cattedra.

Decisi lo stesso di seguire il suo consiglio.

Dopo 3 lunghe settimane di frequenza poi mi sono ritirata e iscritta ad agraria.

Finite le scuole, dopo varie peripezie e dopo ancor più occupazioni (cameriera, impiegata, call center, assistente di poltrona, ecc…) finalmente un giorno imbocco una strada, quella che mi somiglia.
Volevo trasformare la mia passione in lavoro e mi sono iscritta ad uno dei primissimi corsi in Italia da educatrice cinofila.

Un passo avanti

Dov’eravamo rimasti? Ah sì ad agraria.

Gli animali hanno sempre fatto parte della mia vita.
Sono nata in una casa dove a fare la guardia alla mia culla c’era l’oca di mia madre, insieme a me dormiva un gatto e ciclicamente venivano ospitati i randagi del paese.

La grande e credo unica costante della mia vita sono stati l’amore e il rispetto per loro. 
Il più grande insegnamento di vita di mia madre.

Quando ho iniziato a fare l’educatrice cinofila, nel lontano 2006, eravamo davvero pochi. Ero piena di entusiasmo, amavo i cani e potevo lavorare con loro cosa poteva andare storto?

Dopo pochissimo ho trovato il lato negativo: i cani con cui lavoravo avevano sempre un proprietario e soprattutto, non dovevo lavorare solo con i cani ma principalmente con il loro umano… mannaggia! 😅

La maggior parte delle volte dovevo trovare l’equilibrio giusto tra delicatezza e cortesia per comunicargli che fino ad allora aveva capito molto poco del suo cane... 
Per poi fare in modo che seguisse i miei consigli, sempre con tatto e comprensione, altrimenti il risultato non sarebbe arrivato e di conseguenza avrei fatto male il mio lavoro.

Ed eccole lì che mi aspettavano pazienti: l’empatia e la capacità comunicativa che avrei dovuto cercare in fondo in fondo in fondo a me.
Ancora mi chiedo come avesse fatto quella prof a vedere quella piccola lucina brillare.

39 anni

Cosa stavo dicendo? Ah giusto la lucina che brillava.

5 cambi casa dopo, un trasferimento di 2 anni dall'altra parte del mondo, 1 marito (ex cliente per altro, notare quanta empatia che ci ho messo 😂), 2 figli, altri 2 traslochi ed è un attimo che arriviamo ad oggi.

Oggi la mia vita professionale è cambiata, io sono cambiata.

Senza nemmeno accorgermene, un po’ per necessità e un po’ per passione, una parte di me è rimasta nel mio settore e una parte si è staccata in nuove avventure. 
Cos’hanno in comune queste 2 parti di me? Guido 3 team diversi di persone con un obiettivo comune, portare benessere agli altri esseri viventi.

E la cosa che mi stupisce più, è che la gratificazione più grande e importante è quella che arriva dai successi che riesco a far ottenere alle persone che lavorano con me.
Loro nemmeno immaginano quanto mi regalano...

Il voler il meglio per loro spinge me a essere una persona migliore.

Avere 3 team vuol dire avere 3 graaaandi famiglie.

Mi sono spinta oltre, mi spingo ogni giorno oltre per offrire sempre qualcosa in più alle persone che credono in me e che si affidano a me per la loro crescita professionale e personale.

Sapere che ognuno di loro mi ha scelta mi riempie di gioia e di voglia di dare sempre di più.

Oggi so chi sono. Quei 4 cm di puntini non mi fanno più paura. 

Oggi so riassumere senza perdere valore.

Professione: Team Leader