Veronica Bellusci

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La balena graffiata

2019-09-16 19:47:14

...un calcio in faccia...

Mi chiamo Carlotta Orso e faccio la quarta elementare. Dicono che sono una bella bambina, ma Fabio, quello del secondo banco, guarda ‘Clara la cicciona’! Allora ho studiato un piano: mangio tanto così divento come lei e poi Fabio guarda me.

E ce l’ho fatta! A diventare grassa intendo. Ce l’ho fatta oggi che è il giorno della Prima Comunione.

Vestita come una tonda sposa col diadema in testa e i guanti in pizzo, ho sentito Fabio sussurrare nell’orecchio di Jack: “Carlotta oggi è la più bella di tutte”.

Lui però non sa dell’umiliazione che ho provato quando le commesse hanno bisbigliato ai miei genitori che sono troppo grossa e che il modello che ho scelto non fa per me. Quello che non sanno le streghe del negozio, è che la mia mamma ha portato il vestito dalla sarta più brava del paese e io oggi sono davvero bella!



Mi chiamano ‘Carlotta la pagnotta’, faccio la prima media e Fabio è in 1ªB. Lo vedo solo quando suona la campanella dell’intervallo. Se ne sta lì, mano nella mano con Clara. Alla fine ce l’ha fatta quella befana antipatica! Lei adesso è quasi magra e allora penso di smettere di mangiare anch’io, ma non ce la faccio. Più penso che non lo devo fare e più mi viene fame. La mamma ha capito qualcosa, ha nascosto tutti i dolci in alto, sopra al televisore, ma quando non mi vede, mi arrampico e li prendo di nascosto. Poi mi chiudo in bagno e li mangio tutti velocemente per non farmi scoprire.

Anche a scuola mi nascondo in bagno quando c’è ginnastica. Le mie compagne magre si cambiano nello spogliatoio e intanto ridono di me. Io le sento, ma quando finalmente esco, asciugo le lacrime e faccio finta di niente.



Faccio la terza media e ho deciso di tagliare i capelli. Ora ho sembianze maschili. Vi presento ‘Orso-man’! Non riesco nemmeno a ripetere le umiliazioni dei miei compagni. Sono il bersaglio preferito di Jack e in classe vige l’omertà. Mi sento così a disagio che oggi ho provato a mettere la testa in un sacchetto e a trattenere il fiato, ma niente. Mi sono così arrabbiata che mi sono picchiata da sola fino a procurarmi dei graffi in faccia e sulle braccia. Poi sono andata in giardino a far finta di giocare col gatto dei vicini, così sono riuscita a dar la colpa a lui quando la mamma è tornata a casa dal lavoro e mi ha vista in quello stato.



Oggi è il primo giorno di superiori. Salgo sull’autobus piena di speranza: ‘compagni nuovi, vita nuova’ e invece no, c’è Jack che ha fatto girare una foto di me palesemente fhotoshoppata. Ora sono ‘Carlottona la mignottona’!


I mesi scivolano nell’angoscia e i miei voti iniziano a calare. Quando i prof mi interrogano, sono come paralizzata. Non riesco a concentrarmi su quello che mi chiedono perché sono intimorita dai ghigni dei miei compagni e da quello che mi lanciano addosso. Credo mi farò bocciare così la mamma mi ammazza di botte e finisce la storia della balena graffiata.

Jack è circondato da una massa di caproni incattiviti come lui. Insieme ne combinano tante. ‘Ramona la tettona’ li ha fatti sospendere tre giorni per molestie nei suoi confronti.

Gli zotici non hanno capito la lezione e, al loro rientro, si sono accaniti con Carletto che ha un ritardo mentale. Carletto è mio amico, io lo aiuto sempre e non voglio che lo facciano soffrire. Quando lo schiaffeggiano e deridono mi sento male. Lui, così debole, incassa tutto inerme. A volte m’intrometto però poi ne prendo io. “Solo qualche schiaffo e poi vanno via, posso resistere”.


Mi chiamo Carlotta, ho sedici anni e oggi sulle scale davanti a me c’era Jack. Tutti gli altri erano già in aula multimediale. Un’occasione unica! Non ci ho pensato due volte e l’ho spinto con forza. Si è accasciato a terra e con gli occhi spalancati mi ha guardato incredulo senza riuscire a dire una parola. La sua esitazione inaspettata mi ha dato ancora più sicurezza. Non so quante parole cattive sono uscite dalla mia bocca, so solo ci è mancato poco perché lui si mettesse a piangere e io mi sono sentita forte per la prima volta.


Oggi i telegiornali sono impazziti. Nel nostro istituto qualcuno si è buttato giù dal terzo piano, proprio dalla mia classe. In tasca un biglietto: ‘Non riesco più a sopportare il peso di dover essere sempre il più forte. Chiedo scusa per il male commesso’ –Jack-


Mi chiamo Carlotta, ho ventinove anni e oggi mi sposo. Ho scelto il mese invernale per il mio matrimonio perché era l’unico modo per cercare di nascondere, con il lungo abito, i segni che mi ha lasciato addosso la mia adolescenza. Dicono che sono magra e che le mie clavicole sporgono più del normale, ma il mio specchio riflette solo l’immagine della balena graffiata. Sento di aver buttato via tanti anni, forse i più belli, vissuti sempre nel senso dell’inadeguatezza. Grazie Jack!

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