VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

VegChef diVerso

Parole e poesia per la cucina

Il pugnale d'oro e la tana del bianconiglio

2020-12-02 21:55:06

Alcuni pensieri in libertà sull'azione, sulla terra, su quel che possiamo fare, su quel che possiamo imparare

“Il vero amore di sé è amore del mondo: si attinge nell’amare ciò che è in quanto si possa conoscere oltre il limite della natura.” (Massimo Scaligero, dell’Amore immortale)


“Mastica e sputa, da una parte il miele. Mastica e sputa, dall’altra la cera. Mastica e sputa: prima che venga neve.” (F. de Andrè, Ho visto Nina volare)


L’Essere Umano è fatto per amare.
Ma il vero e puro Amore si estrinseca in relazione e in conoscenza del mondo.
La sua espressione è nell’Azione, non nella re-azione. In ciò che spontaneamente nasce in noi, quello che è giusto e buono per il nostro essere “qui ed ora”. Non nella ripetizione di formule pensate, volute e vissute da altri.
Questo vale per qualsiasi attività. Anche per la cucina, che come è noto caratterizza in forma così marcata l’essere umano. Non c’è animale che cucini, se non l’umano. Claude Levi-Strauss, fondatore dell’antropologia culturale, stabilisce l'inizio della cultura (e quindi dell’uomo, secondo lui) nel momento in cui l'uomo comincia a trasformare (e a pensare di poter trasformare) il mondo per nutrirsene. La cultura esiste quando l’uomo comincia a cucinare.

Cibo e cultura ci nutrono, entrambi. E per nutrire, oltre che il nostro corpo, anche il nostro immaginario, abbiamo a disposizione infinite storie, sgocciolate nella vita degli uomini dalla notte dei tempi. Storie che ci raccontano di quel mondo oltre il limite di cui parla Massimo Scaligero nella frase citata, un mondo che nutre gli uomini, per farsi raccontare da loro ad altri uomini.
Due di queste storie sono quella del pugnale d’oro, dalla antichissima tradizione persiana, e l’episodio della tana del bianconiglio, dalle avventure di Alice nel paese delle meraviglie.

Due fra migliaia di possibili storie che hanno in comune tra loro il rapporto dell'uomo con la “terra”, che è in ultima analisi il tramite attraverso il quale riceviamo il nostro nutrimento.


Il pugnale d'oro

Il pugnale d’oro è il preziosissimo dono che l’eroe Jamshid riceve da Ahura Mazda, la divinità solare, al tempo della guerra che avvenne tra Iran e Turan nella mitologia persiana. Guerra tra divinità solari e divinità ctonie, tra uomini che seguivano il progetto di umanità da costruire e uomini che li contrastavano, nutrendosi delle antiche forze, ormai inadatte a interpretare il mondo in cambiamento.
Un po’ la storia dei tempi nostri, insomma!
Jamshid riceve con quel pugnale l’aspirazione alla saggezza, che compenetra le forze decadute pervadendole della possibilità di applicare la forza spirituale interiore al piano fisico esteriore. Il pugnale d’oro servirà a Jamshid per penetrare fisicamente la terra in più riprese, come un aratro, rendendo il terreno coltivabile e portando all’umanità scoperte e la civiltà, per consentire la sua espansione. Il pugnale dona all’umanità la forza di elaborare il mondo esteriore dei sensi per renderlo armonico allo spirito.
Anche questa azione, come tutto quello che riguarda il mondo fisico, giunge a un limite. Arriverà il momento nel quale sarà necessario rifugiarsi in una grotta che sia riparo e riposo. Jamshid la costruisce comprimendo con il suo piede (volontà!) la terra di argilla e poi la sigilla: con un anello d’oro, altro dono del Dio solare.
Il pugnale d’oro, l’azione, l’anello d’oro, il mondo conchiuso. Finito un ciclo. Arriva il tempo di pensare alla nuova costruzione mentre sopra la grotta, come annunciato a Jamshid da Ahura Mazda, infuria la tempesta di neve.
E anche qui, sembra la storia dei nostri tempi…

La tana del Bianconiglio

Veniamo al signor White Rabbit: il bianconiglio. “Non c’è tempo, non c’è tempo”, corre come un ossesso cercando rifugio con il suo panciotto e l’orologio a cipolla fuori dal taschino, affannato, impaurito: ma non si sa da cosa. Forse semplicemente del tempo che passa. Un classico esempio di nevrosi!
(E anche qui, un pensiero ai tempi di oggi…)
La tana del banconiglio è il suo rifugio. Alice lo vede rintanarsi lì, lo segue. Quella del bianconiglio è però una tana che viene offerta, disponibile e pronta: non una grotta che noi, con la nostra volontà, costruiamo. Realizziamo per noi, usando la dotazione che il mondo spirituale ci offre, dotazione d’oro. E’ facile, perché è già fatta, è lì. Ma nasconde per questo delle insidie! Certamente, è lo strumento attraverso il quale possiamo fare delle esperienze. E’ il luogo dell’esperienza.
Alice entra nella grotta, vive delle esperienze e ciascuna la rinvia a una domanda che ritorna ossessiva: chi sei tu? “Chi sei? — disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione. Alice rispose con qualche timidezza: — Davvero non te lo saprei dire ora.”
La tana del bianconiglio è piena di sorprese, di immagini, di vita, di distrazioni, di curiosità. Ma non è il luogo di Alice. Certo, la aiuta a capire. Anzi, forse è proprio lì per questo. Quindi, è ANCHE il suo luogo.
Alice, tra emozioni, rincorse, processi, a un certo punto capisce che non è più tempo. Lo capisce perché è cresciuta, non ci sta più. C’è un luogo per ogni tempo, c’è un tempo per ogni luogo. Lei diventa grande, e vede nella loro natura le immagini illusorie: "Non siete altro che un mazzo di carte!”, sentenzia agli ometti e alle immagini della tana, e decide di uscire.


Mettiamo insieme le due storie

Magari, qualcuno darà in mano ad Alice, una volta fuori dalla tana un pugnale d’oro, e un anello per sigillare il SUO mondo.

E ci auguriamo che sia presto la storia anche dei nostri tempi!

Eccomi quindi qui anche io, essere umano tra altri, a rimescolare storia e leggende, per cercare di trasmettere un concetto:

Importante è sempre agire con consapevolezza!

Ad esempio cucinando. Anche in cucina non combiniamo semplicemente ingredienti, ma conosciamo, creiamo relazioni e mondi: diventarne consapevoli ci apre spazi di crescita, di pace, di gioia, di vita vera. Se vi fa piacere mi trovate qui:


Cucinando, possiamo incidere la storia che siamo noi, nella terra, il nostro destino, come se avessimo in mano un pugnale d’oro.
Cucinando possiamo essere semplicemente quello che dovremmo essere: esseri umani, custodi consapevoli del mondo che conosciamo.