Valeria Biondaro

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COME POSSIAMO AIUTARE Nicoló Govoni?

2019-01-08 03:36:32

Riporto il testo di Nicolò Govoni, scritto stanotte mentre la nave porta in Europa un bambino di 10 anni arrivato dall’Afghanistan solo con il fratello da cui lo stanno separando.

È la notte più fredda e buia dell’anno, e il mondo odora di pura follia. 

Mi trovo al molo di Samos e mi sento colmo di rabbia e tristezza e mi sento sconvolto e impotente e pure vuoto al contempo, ma soprattutto vorrei urlare fino a farmi cadere la testa. E vi chiedo di condividere questo post il più possibile perché l’Europa deve sapere che qui le autorità sono delle bestie e stanno separando i bambini dalle famiglie. 

Ho gli alluci intirizziti mentre saluto R., il bambino di 10 anni più piccolo e dolce che abbia mai incontrato in vita mia. Accanto a me, suo fratello di 16 anni piange e picchia i pugni. Dopo migliaia di chilometri e pericoli insieme, gliel’hanno appena portato via.

R. ha 10 anni ed è arrivato dall’Afghanistan con suo fratello di 16, loro due da soli. Puoi immaginare? Il papà di R. è fisicamente impossibilitato a fuggire e così ha dovuto mandare i suoi unici due figli lungo una delle tratte più pericolose al mondo, per salvare loro la vita. Puoi immaginare? La mamma di R. è stata assassinata davanti ai suoi occhi. PUOI IMMAGINARE?

No, non possiamo. Non possiamo neanche iniziare a immaginare. Come non possiamo immaginare il trauma inflitto a questo bambino che stanotte perde l’unico brandello di famiglia che gli rimane.

R. è l’unico bambino di 10 anni della Nostra Scuola (Mazì è per bambini da 11-17 anni). Abbiamo fatto un’eccezione: era l’unico minore non accompagnato così piccolo del campo profughi di Samos. R. si è contraddistinto fin da subito per la sua intelligenza (lo trovi spesso nella nostra Sala Comune a leggere libri in inglese ai compagni più grandi) e per la sua dolcezza (l’intera scuola l’ha adottato—anzi, che dico—l’intero campo l’ha adottato). E suo fratello è altrettanto degno di lode. Spesso con i miei colleghi diciamo che “sono i nostri fratelli preferiti al mondo”. E stanotte le autorità, ignorando le loro suppliche, li separano. Così, con noncuranza. Il fratello più piccolo parte per Atene, diretto a un’anonima casa famiglia, mentre il maggiore resta nel campo profughi di Samos. Quando si rivedranno? Nessuno lo sa. 

R. ha trascorso 4 mesi all’interno del campo profughi di Samos—un minore non accompagnato mescolato a 4500 persone in condizioni di degrado—e questo è già inaudito e un’indicibile barbarie. Ma ci sarebbero stati altri mille modi di aiutarlo tenendo i fratelli insieme. Avrebbero potuto aspettare di trovare posto ad Atene per entrambi e trasferirli insieme. Avrebbero potuto fare posto nella casa famiglia di Samos (ebbene sì, ce n’è una) per R. così che potesse vedere suo fratello ogni giorno. E invece se ne sono fregati, e se ne fregano perché non sono figli loro. Hanno deciso di prendere la via più comoda per i servizi sociali e dolorosa per i bambini.

Abbiamo provato a intercedere. Non c’è stato nulla da fare. “Piangono per i primi giorni,” ha risposto la responsabile, “poi si abituano.” E questa è una madre. 

E così ho guardato impotente, il cuore in frantumi, i due fratelli piangere e ricoprirsi l’un l’altro di baci stanotte durante l’ultimo saluto. Ho abbracciato il mio studente senza sapere cosa dire se non “ti voglio bene”. Non voglio dirgli, “Sii coraggioso.” Nessun bambino di 10 anni dovrebbe sentirsi dire, “Sii coraggioso” in Europa, soprattuto dopo gli orrori che ha già passato. Eppure questo è il sistema legalmente criminale che, sotto gli occhi di tutti ma taciuto dai più, macchia i confini d’Europa. 

Per concludere e farvi capire che splendido essere umano sia R., quando mi ha visto stanotte la prima cosa che mi ha detto è stata, “Sei ancora ammalato, maestro?” Si preoccupava della mia salute quando era lui ad essere in procinto di essere sradicato dalla sua vita, verso l’ignoto, per sempre. R. merita molto più di questo.

Ciò che mi terrorizza di più è quanta poca paura le autorità abbiano della nostra voce. Quanti di noi dovranno gridare per umiliare pubblicamente queste bestie? Quanti di noi dovranno alzarsi in piedi per forzare l’intervento del governo? Quanti di noi dovranno fare baccano perché il sistema sia portato davanti alla giustizia? 

Servono forse 10.000 condivisioni per scomodare un intero paese? ALLORA AIUTATEMI A FARLO. PER FAVORE!

 

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