Unpensierofelice

Trasforma un’esperienza difficile

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Trasforma un’esperienza difficile

Quattro passi in galleria: l'inizio della storia

2021-05-13 13:38:19

Arriva una diagnosi antipatica: cambia tutto. Ho raccolto la mia esperienza e tutte le competenze che avevo. Ne è nato un libro, e un progetto.

Qualche pagina tratta dal mio libro Quattro passi in galleria – quando non vedi la fine del tunnel, arredalo.

Qualche anno fa mi è stato diagnosticato un cancro al seno. Sono laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche, ho lavorato per molto tempo in aziende farmaceutiche e da anni, come libero professionista, mi occupo di comunicazione medico–paziente. Questo miscuglio mi ha portato, nel momento in cui la paziente sono diventata io, a esaminare ciò che, man mano, mi stava accadendo. Ciò che racconto è dunque il diario della malattia, le riflessioni, le scoperte, le spiegazioni, i suggerimenti, le tecniche e i consigli. Il testo è scritto quasi come un romanzo, ma “dietro” ci sono ovviamente le diverse tecniche di comunicazione, che possono essere approfondite con varie modalità.

Ci sono malattie in cui la vittoria è la guarigione, e la malattia viene poi dimenticata. Ci sono malattie, come quelle croniche, ereditarie o i tumori, in cui la guarigione totale è molto lontana, talvolta impossibile.

Eppure è proprio in queste situazioni che si può vincere di più e ci sono moltissime testimonianze di questa realtà.

Ora vincere significa vivere felicemente ogni giorno.

Tranquilli, non ho avuto illuminazioni sulla via di Damasco, non sono improvvisamente diventata una fervente religiosa, e non ho incontrato Dio quando ero in preda ai deliri della febbre a causa della chemioterapia. Personalmente ritengo che Dio, da qualche anno a questa parte, venga a guardare i terrestri solo saltuariamente e passi la maggior parte del suo tempo a curare i nativi di qualche altro pianeta. Probabilmente sta pensando che occuparsi di noi sia assolutamente uno spreco di tempo e di energie poiché nel giro di non molti anni, o ci sterminiamo tra noi, o riusciamo a distruggere il pianeta, e noi con lui. D’altra parte, mettetevi nei Suoi panni: per quanto un genitore possa amare i figli, è difficile pensare di salvare chi causa le peggiori distruzioni in nome della religione, tirandolo per la giacchetta per convincerlo a stare da una parte o dall’altra. Poi, non contenti, cerchiamo altre modalità per distruggere i nostri simili e noi stessi.

Ma sto divagando!

Volevo solo rassicurarvi che la mia felice normalità, pur essendo pienamente consapevole della malattia, non è imputabile a un’improvvisa fede recuperata nei meandri dei ricordi infantili per prepararmi a un possibile passaggio nell’altra stanza. Con l’idea e la conoscenza della morte convivo da molti anni, ma la mia vorrei che fosse decisamente lontana.

Sicuramente con la malattia ho smascherato molto di me stessa e “del mondo che mi circonda” e ho avuto modo di sperimentare in prima persona ciò che sto studiando da anni, ma già da tempo lavoravo intensamente per quello che, in termini tecnici, può essere definito il mio benessere psicofisico. Ok, forse sul lato fisico potevo fare di meglio, ma globalmente mi ritengo una persona sana di mente, serena, e chi mi conosce credo che lo possa confermare.

La malattia non ha rivoluzionato la mia vita, mi ha reso più consapevole e mi ha accompagnato in scoperte e conferme.

Se ora sto scrivendo è perché molti mi hanno incoraggiato a raccontare la mia storia, e poi credo possa essere utile a chi si trova ad affrontare seri problemi di salute, in prima persona o come familiare o amico. Quello che vi presento è un mix di racconto – diario del mio cancro a cui si aggiunge la teoria, la spiegazione razionale e tante riflessioni.

Come scoprirete facilmente, non sono una persona con particolari sicurezze. La vita non è in bianco e nero, e neanche in infinite sfumature di grigio. E, per favore, non pensate immediatamente alle ormai famosissime cinquanta sfumature del suddetto colore.

La vita è colorata, ci sono infinite tonalità e infinite sfumature. Qui non troverete verità, ma pareri, consigli, esperienze.

Eleanor Roosevelt affermò: “Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso”. Indubbiamente aveva ragione, ma io andrei anche oltre: nulla può accaderti senza la tua partecipazione.

Si tratta di scegliere come contribuire e partecipare alla propria vita. A tutti è capitato di darsi ripetutamente martellate sui calli, e io l’ho fatto più volte. In altri momenti invece si trovano risorse sconosciute per ottenere ben più di quanto si potesse inizialmente sperare. Le variabili sono davvero tante.

Ciò di cui sono piuttosto sicura, come malata e come studiosa della relazione medico–paziente, è che quest’ultimo sia un elemento determinante non tanto per l’andamento della malattia quanto per la sua gestione quotidiana. Mi spiego meglio.

Non è il paziente da solo a determinare come procede la malattia. Ma può fare in modo di essere comunque felice. E può fare in modo che si determinino sinergie positive tra lui stesso, il medico, ciò che lo circonda e le terapie. Noi pazienti siamo comunque in ballo, facciamo dunque in modo che, anche se non siamo noi a scegliere la musica, la danza sia gradevole.


Quando il viaggio comincia con la diagnosi
La diagnosi di una malattia grave dà inizio ad un vero viaggio dell’eroe, un viaggio diverso per il malato e per i familiari.
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