Storia, archeologia ed etnologia

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La storia di Mozzagrogna (Ch)

2020-02-23 14:41:49

Mozzagrogna (Li Scavùne nel dialetto locale) è un comune italiano di 2 433 abitanti della provincia di Chieti in Abruzzo, alla periferia est di Lanciano.

La storia

Scarse sono le notizie storiche del paese anticamente chiamato "Villa Schiavone" in quanto fondato da una colonia di Schiavoni (popolazioni provenienti dai Balcani fuggite dai Turchi ed insediatesi in molte aree di campagna tra le Marche e la Puglia) stanziati in questo luogo nel XVI secolo[4]. Essi nel secolo precedente si stanziarono a Lanciano e, tempo dopo, scacciati da Lanciano stessa, furono costretti a porre rifugio nei paesi limitrofi di Santa Maria Imbaro, Santa Vittoria e Pietra Costantina. In seguito, questi tre paesi si staccarono da Lanciano e nel 1807 furono riuniti in un solo comune detto il comune delle Ville (Villa Mozzagrogna, Treglio, Villa Pietra Costantina e Villa Santa Maria Imbaro).

Il nome attuale deriva da una famiglia di Lanciano che ebbe il paese in feudo. Nel 1816 i due paesi di Santa Maria Imbaro e Mozzagrogna si staccarono mentre Pietra Costantina fu inglobato nel nascente comune di Mozzagrogna. Il paese fu quasi del tutto distrutto durante la seconda guerra mondiale.

Per la lunga permanenza dei tedeschi a Mozzagrogna la quasi totalità degli edifici del paese furono rasi al suolo e svaligiati.


Monumenti e luoghi d'interesse

Chiesa di San Rocco

È sita in Viale Frentano. La chiesa odierna risale, come si può appurare dall'epigrafe dentro la chiesa, al 1950, mentre risalgono al 1990 i lavori di ammodernamento.

Chiesa di San Rocco

La facciata è suddivisa in due corpi con timpano. Le cornici dei timpani e delle aperture sono in pietra, il resto della facciata è ricoperto di intonaco e rifinito con una vernice giallastra. Alla sinistra della facciata è posto il campanile composto da una torre in mattoni su cinque piani scanditi all'esterno da altrettanti cornici marcapiano. Le pareti laterali intonacate presentano delle finestre con chiusura ad arco. L'interno è a navata unica suddivisa in quattro campate i soffitti sono coperti da volta a botte. Nell'ultima campata a sinistra, sull'arcone, si apre una barconata con un parapetto ligneo. Le pareti sono dipinte di giallo.

Chiesa di Maria Santissima della Vittoria.

È sita in piazza della Vittoria in contrada Villa Romagnoli. La costruzione, come riportato da una targa posta all'interno, venne iniziata nel 1855 e venne lasciata a metà. La costruzione riprese nel 1889 e conclusa nel giro di qualche anno. Fu danneggiata nella seconda guerra mondiale e venne restaurata solamente nel 1952.

La facciata è sormontata da un timpano ed è suddivisa in tre parti mediante quattro lesene. Il portale principale è sormontato da una lunetta. Sulle campate laterali vi sono altrettanti portoni secondari. Alla destra della chiesa vi è il campanile suddiviso in tre piani. ai fianchi vi sono delle lesene con trabeazione che funge da marcapiano. L'interno è ad aula unica suddivisa da sei campate mediante pilastri Le campate presentano copertura a botte. La volta a botte dell'ultima campata presenta delle lunette. All'ingresso vi è un ambone o endonartece sostenuto da due coppie di piccoli pilastri a base quadrati in ordine dorico che sostengono tre arcate a sesto ribassato.

Castello di Septe (o forse Septae), oggi detto di Sette.

Fu fondato dai Longobardi sul termine dell'VIII secolo], mentre altre fonti lo vogliono costruito tra il IX ed il X secolo]; successivamente fu feudo dei conti di Chieti fino alla conquista da parte dei Normanni nell'XI secolo. Nel 1095 il Conte dei Conti normanni, Roberto di Loritello, lo concede in perpetuo al vescovo di Chieti Rainolfo. Nel 1259, re Manfredi donò il castello con il suo feudo alla città di Lanciano. Nel 1268 vi soggiornò il conte Filippo di Fiandra insieme a tutta la sua famiglia. Nel 1308 il conte venne cacciato per arroganza, indi il castello seguì un periodo di decadenza. Nel 1625 il feudo del castello venne venduto a privati, dapprima agli Anfosso e poi ai Procaccino. Nel 1721 la baronessa Chiara de Osses rimanendo senza eredi, donò il castello ad Antonio Genoino, famiglia di cui il castello rimase di proprietà fino alla metà del 1900 quando l'ultimo erede della famiglia scomparve misteriosamente durante la seconda guerra mondiale. La forma attuale è dovuta ad una recente costruzione. Attualmente è sede di un hotel dal nome del castello.

Ai lati della facciata vi sono due torrioni con merlatura. Il corpo centrale è sormontato da una tettoia. Le pareti esterne sono realizzate interamente in pietra. Una cornice a bugnato corre per tutta la facciata principale che, sopra il portone principale, risulta spezzata e sopraelevata dal resto della cornice. Le varie finestrelle, strette, presentano un archetto a tutto sesto. Tutt'intorno vi è un giardino. L'aspetto è simil tardo-medievale - rinascimentale.

Palazzo Marcantonio

È sita in piazza San Rocco. Il progetto del palazzo viene attribuito a Gino Coppedè ipotesi avvalorata dalla somiglianza del palazzo con i Palazzi Pastorino a Genova e Romagnoli a Firenze. La sua realizzazione risale tra l'Ottocento ed il Novecento. Il palazzo è in stile liberty. Attualmente versa in uno stato di abbandono.[13]

Nella facciata principale vi è una serie di avancorpi serviti da una scala monumentale. Il palazzo è suddiviso in tre piani. Sotto il cornicione vi sono delle teste di leone. Completano la facciata principale ed il prospetto nord delle colonne in ordine ionico e delle lesene in stile bugnato. Il portale del prospetto nord è a tutto sesto, sulla scala che lo precede vi sono due state raffiguranti due leoni. L'unica balaustra del balcone è in pietra