Storia, archeologia ed etnologia

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La storia del Piemonte

2020-02-25 13:58:39

Il Piemonte è una regione italiana che confina con la Francia e la Svizzera, situata ai piedi delle Alpi. È conosciuta per la cucina raffinata e per i vini, come il Barolo.

Il capoluogo è Torino, che offre numerosi esempi di architettura barocca e ospita la celebre Mole Antonelliana, con la sua guglia altissima. Il Museo dell'Automobile di Torino è dedicato alla principale attività industriale della città, mentre il Museo Egizio espone collezioni archeologiche e antropologiche.

Abitato fin dal paleolitico, dopo lo scioglimento dei ghiacci in alta val Padana, nel I millennio a.C. fu occupato da popolazioni celtiche e liguri, tra cui i Taurini e i Salassi, successivamente sottomesse dai Romani, che fondarono colonie come Augusta Taurinorum (l'odierna Torino) ed Eporedia (Ivrea). Dopo la crisi della parte occidentale dell'impero la regione divenne sede di incursioni, scontri e conquiste da parte di Odoacre, dei burgundi, dei goti (V secolo d.C.), dei bizantini, dei longobardi (VI secolo), dei franchi (773), conservando però una certa autonomia. Nel IX e X secolo subì le nuove incursioni dei saraceni che distrussero, fra l'altro, l'Abbazia di Novalesa in Val di Susa. Amministrativamente divisa in contee e marche, fu in parte unificata nell'XI secolo da Olderico Manfredi II, che ottenne le due importanti marche di Torino e Ivrea e le lasciò in eredità al genero Oddone di Savoia, figlio di Umberto I Biancamano. Il processo di unificazione del Piemonte sotto i Savoia richiese diversi secoli, dapprima per la formazione di comuni autonomi, come Asti, Alessandria e Savigliano (XII secolo), e forti marchesati, come quelli di Saluzzo (XI secolo) e del Monferrato (XII secolo); poi per l'intervento di potenti signori esterni, come i Visconti (XIV secolo); infine per il coinvolgimento della regione nelle lotte fra gli Asburgo e i Valois per l'egemonia in Italia e in Europa (XVI secolo). Solo dopo la pace di Cateau-Cambrésis (1559) Emanuele Filiberto e i suoi successori poterono avviare il processo di definitiva unificazione, ultimato nel 1748 con il trattato di Aquisgrana.

Dopo la parentesi della dominazione napoleonica (1798-1814), il Piemonte seguì i destini del Regno di Sardegna ed ebbe un ruolo centrale nel Risorgimento italiano e nella costruzione del nuovo Stato unitario (1861), che ne derivò la struttura giuridica e politica (Statuto Albertino del 1848) e il personale amministrativo, in quel processo che fu definito di "piemontesizzazione" dello Stato. Nei momenti più critici o di transizione della storia nazionale, il Piemonte diede importanti contributi come "laboratorio" politico e sociale, con gli scioperi operai nelle guerre mondiali (nel 1917 e nel 1943), le esperienze torinesi di Gramsci e Piero Gobetti (anni venti), l'intensa partecipazione alla Resistenza (1943-1945), l'industrialismo innovativo di Adriano Olivetti (anni cinquanta), la stagione di lotte dell'autunno caldo (1969). Imponente fu l'industrializzazione della regione, che dalla struttura agraria tradizionale del regno sabaudo, fondata sull'egemonia dei ceti burocratici e militari e dell'aristocrazia fondiaria, seppe avviare, a partire dall'età cavouriana (1852-1861), un rapido processo di modernizzazione fino a diventare, all'inizio del Novecento, un'area rilevante del triangolo industriale che trainò il decollo economico italiano. Non mancarono, nel rapido sviluppo, gli squilibri soprattutto territoriali tra l'area del Torinese, sede principale dell'industrializzazione, e l'economia ancora prevalentemente rurale del resto della Patria Cita (così come l'autore torinese Armando Mottura definì il Piemonte nella celebre e omonima poesia del 1959). Il tessuto economico, in cui ebbe un posto preponderante la FIAT, attrasse negli anni cinquanta e sessanta un grande flusso migratorio dal Veneto a dal meridione, che provocò profonde trasformazioni sociali e culturali.