Stefano Rossi

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MUSICA E STORIA - 10/10/736, ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DI POITIERS.

2018-10-10 18:58:50

COSÌ FABRIZIO DE ANDRÉ RICORDA " CARLO MARTELLO ".

IL TESTO È STATO SCRITTO DA PAOLO VILLAGGIO.

Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poiters è stata scritta con la collaborazione di Paolo Villaggio, amico d'infanzia di De André, nel 1963. Il testo di questa canzone non è stato riportato sulla prima edizione del disco perchè giudicato troppo osceno; si legge infatti sul vinile: É stato omesso il testo di Carlo Martello per mancata autorizzazione dell'editore. Una scelta indubbiamente avveduta, dato che Carlo Martello venne denunciata all'autorità giudiziaria per il linguaggio osceno.

PAOLO VILLAGGIO RICORDA COSÌ LA STESURA DI CARLO MARTELLO.

"La scelta dell'ambientazione medioevale fu tutta farina del mio sacco; Fabrizio ci mise solo la musica. Cioè avvenne il contrario, lui aveva già la musica ed io ci misi le parole. Fu così: era una giornata di pioggia del novembre del 1962 e io e Fabrizio, a Genova a casa mia in via Bovio, eravamo tutti e due in attesa del parto delle nostre signore, che poi partorirono lo stesso giorno, infatti Cristiano e il mio Pierfrancesco sono 'gemelli'.Ebbene, forse per distrarci o per passare il tempo, Fabrizio con la chitarra mi fece ascoltare una melodia, una specie di inno da corno inglese e io, che sono di una cultura immensa, cioè in realtà sono maniaco di storia, ho pensato subito di scrivere le parole ispirandomi a Carlo Martello re dei Franchi che torna dalla battaglia di Poitiers, un episodio dell'ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l'avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell'Islam. Erano arrivati fino a Parigi, senza Carlo Martello sarebbe stata diversa la storia dell'Europa. Comunque mi piaceva quella vicenda e la volli raccontare, ovviamente parodiandola. In una settimana scrissi le parole di questa presa in giro del povero Carlo Martello.La canzone passò abbastanza inosservata, Fabrizio ancora non aveva inciso La Canzone di Marinella e non era quindi famoso, tanto meno io. Qualcuno però notò questa strana filastrocca che sbeffeggiava il potente Re dei Franchi: fu un pretore, mi pare di Catania, che ci querelò perché la considerava immorale soprattutto per quel verso: «È mai possibile, o porco di un cane, che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con grandi p...». E pensare che noi eravamo già stati censurati e avevamo dovuto trasformare il verso finale che in originale suonava: «frustando il cavallo come un mulo, quella gran faccia da c...» con: «frustando il cavallo come un ciuco, tra il glicine e il sambuco». Ma, a parte questo pretore, nessuno notò la nostra canzone che fu riscoperta quando Fabrizio divenne famoso dopo Marinella.