Stefano Rossi

Top Founder President

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MUSICA - BIENNALE, LA SVOLTA ROCK. INAUGURAZIONE CON "THE YELLOW SHARK" DI ZAPPA

2018-09-29 13:06:14

Prima italiana della composizione realizzata dall'artista quando era già gravemente malato.

Che cosa sta succedendo alla Biennale Musica? Frank Zappa, ovvero un simbolo della controcultura, poi l’omaggio a Astor Piazzolla, colui che ha rivoluzionato il tango. E il Leone d’oro a Keith Jarrett. Tutta la ricerca musicale abita a Venezia. Dopo alcuni tentativi episodici, come Uri Caine e l’improvvisazione nel lontano 2003, la Biennale rompe le dighe dei generi, cerca spazio uscendo dalla residualità “accademica”. Il suo direttore, Ivan Fedele, compositore di chiara fama, in 18 concerti per un totale di 40 prime esecuzioni, amplia gli orizzonti costruendo un festival aperto all’innovazione a tutto campo: «Indaghiamo su come la sperimentazione venga realmente applicata nella musica del nostro tempo. Nella musica cosiddetta colta (termine che aborro) si dice stile; nel rock si parla di sound. Ma l’interrogativo è lo stesso».Si comincia il 28 al Teatro Goldoni con The Yellow Shark, l’ultima composizione di Frank Zappa, eseguita per la prima volta in Italia nella versione integrale. Tonino Battista dirigerà il Parco della Musica Contemporanea Ensemble, con la partecipazione del celebre vocalist americano David Moss, per la seconda volta al servizio della dirompente creatività di Zappa. Era già aggredito dal tumore quando, nel 1993, ultimò questo progetto, dove arrangia brani vecchi e ne compone di nuovi. Un’ora di musica (più quattro momenti di improvvisazione a mo’ di snodo) in cui riecheggiano le sue influenze di Stravinsky e soprattutto di Edgar Varèse. Zappa fu sdoganato da progetti discografici con Pierre Boulez, Zubin Mehta, Kent Nagano. Eppure: «Quando si pensa a Frank Zappa — dice Fedele — in tanti pensano, vabbé ha fatto qualcosa di stravagante e niente più. Ma la scrittura per lui è stata un’attività parallela al rock. E questa partitura è bellissima». La sua prima qualità? «Mentre i compositori “classici” oggi si riferiscono al dato più astratto, destrutturando il ritmo, in lui spiccano la timbrica, il colore, la pasta, la grana sonora, l’originalità degli accordi, la pulsione. In una parola, il ritmo».Tra i brani che scrisse nuovi, quelli che riassumono l’essenza eretica del musicista statunitense, nemico dei luoghi comuni e delle lobby culturali, sono Questi ca… di piccione, dedicato alla Serenissima, e Welcome to the United States. «Se siete mai stati a Venezia — annota col suo umorismo corrosivo — beh, al posto degli alberi hanno i piccioni, e i prodotti dei piccioni. Il che probabilmente è una delle ragioni per cui la città sta affondando». Nel benvenuto nel suo Paese diede invece lettura di alcuni passi del modulo per l’immigrazione negli Usa distribuito negli aerei, corredato da note in cui egli ridicolizzava (con un po’ di fantasia) l’ovvietà e l’insensatezza di certi quesiti: «Sei un drogato abituale? Rispondi sì o no»; «Stai cercando di intraprendere attività criminali? Rispondi sì o no».Il vocalist Moss, attivo nella ricerca più innovativa, ha più di una cosa in comune con Zappa, a cominciare dagli inizi, Frank batterista, David percussionista. «Ho conosciuto la sua musica da studente universitario, non ero così interessato al rock’n’roll e lui aveva ingaggiato una feroce presa in giro della psichedelia hippy di quegli anni. Ho parlato con alcuni musicisti che lavorarono a The Yellow Shark, e malgrado la malattia dicono che Zappa sprigionava una energia quasi irrazionale, viste le condizioni fisiche». Che voce richiede la sua musica? «Devo essere flessibile, ora simile a un cartoon, ora serio. Da una parte serve ironia, anche nelle espressioni facciali, dall’altra parte c’è l’obiettivo di un pugno nello stomaco. Questo è un componimento decisamente politico, oggi così attuale nella battaglia contro le diseguaglianze razziali e le iniquità sociali». Poteva diventare vittima di se stesso, degli stereotipi che combatteva? «Il business musicale è pieno di contraddizioni. Devi essere speciale e unico, ma al tempo stesso per piacere a milioni di persone devi concedere qualcosa a logiche che hanno poco a che fare con la purezza. Il panorama musicale è così frantumato che è impossibile individuarne l’erede, potrebbe essere Childish Gambino, il rapper e comico il cui vero nome è Donald Glover che parla di razzismo e della diffusione delle armi da fuoco in America, ma non ne sono così sicuro». (Corriere della Sera)