Spirito Donna

Racconto

2018-11-05 18:56:22

Vi propongo la terza parte del mio umile racconto, le prime due le avevo anticipatamente pubblicate

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La giovane fanciulla ubbidì, salì sulla riva del lago e si sedette ad osservarsi attorno, che posto strano la stava circondando. La luce  di Erian rendeva tutto perfetto allo sguardo, il lago da cui era appena uscita le parve immenso, uno specchio dentro cui si rifletteva un tetto di luci soavi, dove l’erba, i fiori e tutte le piante si immergono per inchinarsi, per onorare questa fonte immensa di vita.

I colori pallidi pare la accolgano in loro e la portino lontano con i pensieri che possono cogliere chi non sa nulla di sé e del perché sia arrivato in questo mondo….. “Il mio nome, dimmi il mio nome…”. Provò a parlare con il suo cuore, con quel tamburo ancestrale che sentiva riempire il suo silenzio interiore, ma lui non rispose seguendo solo il suo ritmo perfetto

Seguì il sentiero che si apriva di fronte a lei e che dall’argine del suo lago nativo, arrivava fino ad un immenso Acero e poi oltre in quel giardino magico che era Draddland.

Si sedette accanto il grande albero e abbracciandolo come se fosse un padre, gli chiese “Tu sai chi sono?”

Lui la guardò amorevolmente e le rispose con un sussurro di foglie: “Mia cara, nessuno può dirti chi sei, ognuno di noi qui lo ha scoperto da solo. Imparerai a conoscerti camminando, ascoltando e scoprendoti fin negli angoli più nascosti della tua anima….solo da lì uscirà il tuo nome”.

Ascoltando con attenzione questa voce profonda, leggera, frusciante la giovane fanciulla si addormentò rannicchiata al calore della Terra e delle radici che l’avvolgevano come un abbraccio protettivo. L’Acero amorevole vedendo la fragilità di questa piccola creatura nuova, inchinò le sue fronde affinchè potessero ricoprire e scaldare quell’etereo corpo.

Erian la osservò, chiamò a sé tutto il suo mondo: gli alberi alzarono le fronde, i fiori, l’erba e tutte le piante si sollevarono dal loro inchino, anche gli animali attorno fin quelli più piccoli e nascosti rivolsero l’attenzione al viso di Madre che illuminando il cielo in modo ancora più intenso, disse:

“La nostra nuova creatura pare spaurita, sola e molto confusa. Aiutiamola a stare con noi, ma prima di tutto aiutiamola a stare, ad essere a capire …. Seguiamo i suoi passi, mi paiono molto incerti nel nostro mondo”.

Tutti assentirono osservando la fanciulla e chiedendosi se fosse pure ella malvagia come molti di quelli che la avevano preceduta, eppur pareva così chiara e fragile la sua pelle, si scorgeva la vita che fluiva in essa, esattamente come scorreva in tutti loro. La stessa luce di natura infinita la avvolge mentre i suoi occhi e le sue orecchie chiusi  non coglievano il suono che crea l’armonia nel mondo.

 

La notte la circondò con tutti i suoi dolci accordi, con le fievoli luci e con gli odori del verde prato bagnato dalle gocce della rugiada argentea, Ella dormì esausta; dormì un sonno profondo fatto di dimenticanze di vuoto di nulla, la sua spiritualità ancora non risuonava, rimase rinchiusa in un angolo della sua anima per tutta la durata di quella notte strana, magica, la sua prima notte o forse no, forse ne aveva trascorse altre in fondo al lago nelle profondità fangose del suo ventre.

“Aspetteremo mio fratello per vedere se riesce con la sua forza ad illuminarla ed a risvegliare in lei la sua musica, il suo mondo, il suo Nome”. E così dicendo Erian si allontanò da lei lasciandola a tutti i suo piccoli amici e al grande fratello Aiben l’acero che l’accolse in un ancor più protettivo abbraccio.

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