Il padre dei vizi...
Più che essere considerato un "vizio" dovremo classificarlo come un momento di elevazione fisica, intellettuale e spirituale separato dalle oppressioni della vita quotidiana. Ti spiego perché in relazione alla nostra iperattività al lavoro...
Nella nostra tumultuosa società le attività quotidiane rivolte al lavoro, agli affari e al guadagno di danaro sono talmente incalzanti ad poterle definire una sindrome, quasi una vera e propria dipendenza dal lavoro, un’attività lavorativa al limite del compulsivo che aliena la persona da una vita sociale e relazionale gratificante e che impatta negativamente sul suo benessere psicofisico.
Sollevate il piede dall’acceleratore e riflettete sui motivi profondi che sono alla base di questa dipendenza.
Chiediti se è una forma di perfezionismo, narcisismo o voglia di fare carriera; domandati qual è la “fame” che alimenta la voglia di strafare anche quando non sarebbe necessario e basterebbe semplicemente fare?
Le esigenze dettate dai tempi, doveri, ritmi e programmi, sono in linea con quelle per il nostro benessere fisico e psicologico?
Questi pensieri nascono da una riflessione: forse la super-attività , eccessiva rispetto alle effettive esigenze, viene da lontano e costituisce una compensazione, come un cibo tossico che va a altre esigenze non appagate e soddisfatte.
E questo cibo diventa l’anestetico che copre e non ci fa sentire i morsi dell’insoddisfazione in altri versanti della vita.
Come una coperta tenta di nascondere, a noi stessi e agli altri, disistima, senso di inadeguatezza, difficoltà relazionali e dubbi, alimentati dalla potenza irresistibile del senso di colpa.
Come fare?
Viziamoci e oziamo!!!! Dedica tempo a:
- cura del proprio corpo con attività che lo fanno stare bene ed evitando le cattive abitudini che lo fanno ammalare.
- sviluppo della conoscenza: buone letture per conoscere, conoscere e conoscere, senza sosta.
- crescita personale per dare un senso ai propri disagi e per provare ad allontanarli con la forza dell’amore per se stessi e per gli altri.
Di fronte a questo vizio tutti possono attendere: il capoufficio, il partner, il coniuge, i figli… tutti senza eccezione.