Simone Sala

Founder President

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EVOLUZIONE: COME AVVENNE LA DOMESTICAZIONE DELLE PRIME PIANTE SELVATICHE

2018-11-26 19:39:03

Le prime piante furono domesticate circa diecimila anni fa (8.500 a.c.) nel Vicino Oriente in quella che è conosciuta come Mezzaluna Fertile. Le prime specie coltivate e domesticate furono il grano, l’orzo e i piselli tutte derivate da varietà selvatiche abbondanti, commestibili e di facile e rapida crescita.

Tutte le piante attualmente coltivate un tempo erano selvatiche, ma come sono diventare domestiche?

Il primo passo verso la domesticazione di una specie selvatica è sempre dato dalla raccolta di frutti/semi da parte dell’uomo e dal successivo tentativo di riprodurre tale specie per il proprio uso e consumo. Quindi, possiamo definire la domesticazione come il processo attraverso il quale l’uomo, in maniera più o meno consapevole, seleziona determinate specie in base a caratteristiche a lui favorevoli.

Variazioni di caratteri percepibili, come dimensione, sapore e profumo, determinate da mutazioni genetiche casuali, furono in grado di rendere alcune specie più attraenti rispetto alle altre agli occhi dei primi agricoltori, inducendoli a raccoglierle, trasportarle e coltivarle. Frutti più grossi, dolci e carnosi, semi più oleosi, fibre più lunghe determinarono una prima selezione artificiale da parte dell'uomo.

Ma oltre alle qualità visibili, vi furono anche una serie di qualità “invisibili” sempre dovute a mutazioni casuali che hanno avuto una forte pressione selettiva inducendo l’uomo inconsapevolmente a favorirne la diffusione. Ecco alcuni esempi.

IL MECCANISMO DI DISPERSIONE DEI PISELLI

I semi di pisello sono racchiusi dentro a un bacello. I piselli selvatici devono in qualche modo fare uscire i semi da questa custodia per farli germinare, e così hanno evoluto un meccanismo che fa letteralmente esplodere il bacello al tempo della maturazione. In alcune piante comparve una mutazione del gene che dà il via all’esplosione del bacello; questa caratteristica è letale in natura perché i semi non possono germinare, ma è utile all’uomo che può raccogliere i bacelli integri e portarsi i semi a casa. Così iniziò la selezione inconsapevole di piante mutanti.

IL MECCANISMO DI DISPERSIONE DEL GRANO E DELL’ORZO

I semi del grano e dell’orzo selvatico stanno in cima a uno stelo che all’epoca della maturazione si mette a vibrare per farli cadere al suolo. Bastò la mutazione di un solo gene per far si che questo non avvenisse e che i semi rimanessero ancorati alla spiga. Anche qui una mutazione fatale in natura diventò utile all’uomo per la raccolta. I primi agricoltori propagarono attraverso l’agricoltura questa mutazione ottenendo solo piante con semi che non si disperdevano.

IL MECCANISMO DI DIFESA DELLE MANDORLE

Quasi tutte le mandorle selvatiche contengono un composto chimico assai amaro chiamato amigdalina, che a sua volta si scinde e da luogo al velenosissimo cianuro. Questo era più che sufficiente per tenere lontano qualsiasi animale predatore. Fu sufficiente una mutazione occasionale di un gene per impedire al mandorlo di sintetizzate l’amigdalina e dare così avvio al processo di domesticazione da parte dell'uomo.

Al giorno d’oggi il processo di domesticazione di piante è del tutto consapevole e altamente specializzato. Gli agronomi conoscono perfettamente le specie coltivate e cercano di farne nascere di nuove, tramite la selezione delle varietà migliori e grazie alle tecniche di ingegneria genetica. Allo stesso modo è certo che i primi passi verso la domesticazione furono del tutti inconsapevoli. Fu una conseguenza inevitabile della nostra selezione degli esemplari selvatici più utili e della competizione evolutiva nel nuovo ambiente agricolo, dove chi era favorito allo stato selvatico non lo era più. Ecco perché Darwin iniziò la sua “Origine delle specie” con un capitolo in cui si dilungava a spiegare in che modo piante e animali selvatici divennero domestici grazie alla selezione artificiale imposta dall’uomo.