Lo sviluppo motorio e cognitivo sociale
Come sottolineano i teorici della psicologia del ciclo di vita (Baltes, Reese, 1986; Ford e Lerner, 1992), l’individuo interviene direttamente nel proprio processo di sviluppo anche relativamente all’aspetto motorio
Come sottolineano i teorici della psicologia del ciclo di vita (Baltes, Reese, 1986; Ford e Lerner, 1992), l’individuo interviene direttamente nel proprio processo di sviluppo anche relativamente all’aspetto motorio dove il bambino, il ragazzo o l’adulto assumono un ruolo attivo, in grado di modificarne l’evoluzione: favorendolo o rallentandolo. Nell’ambito dei modelli probabilistici multicausali, la teoria costruttivista di Piaget (1975), considera lo sviluppo motorio come un processo di costruzione o di modificazione e in quanto tale, come una delle componenti che inducono a delineare l’ampio processo di conoscenza individuale. Il movimento costituisce una tappa basilare nella costruzione delle operazioni mentali. L’ azione precede il pensiero nei primi anni di vita (Piaget, 1975), e il pensiero è presente in ogni gesto o azione dalla nascita in poi. Il modello storico-culturale di Vygotskij (1960) e la “comunicazione sociale” di Bruner (1992), inoltre indicandoci come lo sviluppo dell’individuo non sia indipendente dal contesto culturale nel quale esso ha luogo, ci fornisce l’indicazione rispetto a quanto sia rilevante anche per lo sviluppo motorio l’ambiente di riferimento. Da questi modelli teorici è possibile trarre spunto per una riflessione metodologica rispetto a come il movimento possa essere considerato uno strumento di essenziale di crescita dell’individuo, che assume un significato tanto più rilevante quanto prima viene messo in atto in modo consapevole. In quest’ottica i cambiamenti che avvengono nel corso dei primi anni di vita, sono importanti, significativi e rappresentano le basi per le ulteriori modificazioni a cui il bambino va inevitabilmente incontro nel corso del suo sviluppo. Il movimento e la sua espressione inizialmente, rappresentano la metafora comunicativa dell’individuo, il quale acquisendo nel tempo la conoscenza e la gestione del proprio corpo, diventa in grado di interagire con il mondo.
Dal punto di vista motorio, il movimento è strutturato in schemi motori di base e schemi posturali. I primi sono azioni che riguardano il movimento che coinvolge tutto il corpo, come camminare, correre, saltare, lanciare, arrampicare, gli schemi posturali, se considerati nella loro dinamicità, riguardano una sola parte del corpo (flettere, piegare), se considerati staticamente (mantenere la postura), sono riferiti anche in questo caso all’insieme del corpo.
Lo sviluppo degli schemi motori di base è una tappa fondamentale tra la nascita e gli ultimi anni della scuola primaria perché rappresentano elementi essenziali per lo sviluppo equilibrato dell’individuo e nonostante lo sviluppo motorio dipenda anche da aspetti di tipo biologico e genetiche, una corretta sollecitazione determina evita quei divari tipici di soggetti che non hanno invece vissuto una corretta esperienza motoria. Lo sviluppo motorio dovrebbe essere sempre incoraggiato anche e soprattutto in funzione dell’apprendimento motorio delle capacità coordinative che, durante l’età scolare attraversano la fase sensibile (Martin, 1982).
Sul piano dello sviluppo cognitivo, Piaget (1970) individua quattro fasi di sviluppo e nonostante sia possibile riscontrare qualche discordanza nella suddivisione temporale da parte dei vari autori, ne ricordiamo brevemente di seguito la suddivisione:
- fase senso-motoria: da 0 a 2 anni. Il bambino perfeziona i movimenti riflessi attraverso l‘esercizio e la ripetizione intenzionale di un gesto verso un risultato gradevole.
- fase preoperatoria (o delle operazioni concrete non reversibili): da 2 a 7 anni. In questa fase il bambino non è in grado di comprendere la reversibilità delle azioni. - fase delle operazioni concrete: da 7 a 11 anni. In questa fase il bambino è particolarmente legato alle prove empiriche dei fenomeni, mostra evidenti difficoltà nel pensiero astratto.
- fase delle operazioni formali: da 11/12 anni in poi. Questa è la fase che prosegue fino a raggiungere piena maturità intorno a 16 anni. La fase delle operazioni formali lascia spazio al soggetto per l‘acquisizione del pensiero ipotetico, fortemente limitato nel periodo delle operazioni concrete. Anche l‘apprendimento sarà fortemente agevolato, non dovendo più dipendere da una connessione immediata e concreta con l‘esperienza empirica.