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Nel 1870 VIVEVA A MILANO......
poco ricordato dai libri di storia
l'Arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana, grande amico dei Savoia ma guardato con antipatia dal conte di Cavour, l'Arcivescovo era un ecclesiastico non consueto, libero da vincoli, autonomo nei giudizi. Andava dicendo: "Me piase minga sto dogma dell'infallibilità" e respingeva i risultati del primo concilio Vaticano, per questa opposizione non riceveva il galeno cardinalizio, ma fu un grande uomo d'azione, preferendo lavorare in silenzio per il bene e il rinnovamento della Chiesa Ambrosiana. Giacchè ho parlato della Chiesa mi viene spontaneo ricordare due preti che hanno lasciato una nota di colore nella nostra città. Un prete soprannominato don Briscola per la sua grande passione per il gioco delle carte, di lui rimane un simpatico ricordo. Don Briscola era un prete gioioso, non molto osservante delle regole canoniche, diceva Messa quando gli compiaceva, ma era un assiduo giocatore alle partite di carte dove non mancava mai, durante queste partite poteva sfogare il suo spirito appassionato e battagliero. Molte volte andava in giro dondolando per aver alzato un po' il gomito, seguito da un nugolo di monelli che gli gridavano dietro: "Daj, Daj a Don Briscola". Altrettanto noto fu un certo Don Francesco, ma non era veramente un prete, era un mistificatore che a un certo momento della vita ebbe la vocazione, si procurò un abito talare e iniziò a predicare il vangelo, organizzava sontuose feste e con la fama di santone che si era creata riusciva ad attirare molta gente, tanto da raccogliere i fondi per costruire una propria chiesa. La Curia alla fine si insospettì e lo smasherò. Nella foto l'Arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana.