Silvana Ottolini

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LAPIDE MURATA

13/07/2019, 19:05

QUESTA LAPIDE MURATA

 sul muro della Banca d'Italia, all'angolo di via Cesare Cantù contiene tre inesattezze, la prima si chiamava Amatore, Antonio e un errore del funzionario austriaco che compilò l'atto di morte, la seconda non disse mai "Tiremm" innanz", la terza non passò mai sotto casa dopo l'arresto. La sera del 30 Luglio 1851, pioveva a Milano, in giro non c'è nessuno, se non un uomo alto con barba e baffi. La ronda austriaca lo ferma e lo invita a rilasciare le proprie generalità. "Sciesa Amatore, nato a Milano di anni 37, tappezziere, abitante in piazza della Rosà 3124". Il fermo è avvenuto tra via Spadari e via della Lupa, odierna via Torino. Perché era in giro a quell'ora di notte, lo Scesa risponde che stava rincasando dopo aver passato qualche ora all'osteria. La ronda austriaca, lo perquisisce e trova un mazzetto di manifestini contro gli austriaci come quelli affissi ai muri. Amatore Scesa viene portato alla direzione di polizia in "contrada Santa Margherita", dove comincia l'interrogatorio. Alle continue domande chi ti ha dato i manifesti risponde: "Mi soo nagott... Mi parli no... quel che è faa è faa...". Il giorno 1 Agosto Amatore Sciesa passa in guardiana, bisognava dare un esempio con la pena capitale sul luogo stesso dell'arresto. Il 2 Agosto è portato al castello, dove alle 2 del pomeriggio viene fucilato. L'episodio dello Sciesa che viene fatto passare sotto le finestre di casa perchè vedendo la moglie e il figlio confessasse i nomi dei complici non è mai avvenuto né poteva avvenire in quel breve lasso di tempo. Sicuramente durante gli interrogatori gli fu fatta qualche offerta, può darsi ma non se ne sa niente.