Silvana Ottolini

Founder Starter

I NOSTRI GIOCHI

2019-09-09 18:44:19

NEGLI ANNI '50

"Aulì ulè ch'a ta musee, ch'a ta prufita lusinghee, tubilèm, blèm blam, tubilèm, blèm, blum". Tocca a te stare sotto. Finita la conta era toccato a me. Con la faccia contro al muro, gli occhi chiusi contavo fino a 50 ed aspettavo che tutti erano andati a nascondersi. Quando giocavamo a nascondino per me stare "sotto" era una vera tortura. Invece amavo tantissimo quando per ultima riuscivo a correre veloce contro al muro e gridare "Tana libera tutti" mi sentivo un'eroina! Quanti ricordi dei nostri giochi da bambini! Tutti i pomeriggi all'aria aperta. Nella mia via non c'erano alberi, e nemmeno cortili, le case avevano tutte un giardino, perciò giocavamo sui marciapiedi o in mezzo alla strada. Negli anni '50 c'erano poche macchine, nella mia via il traffico era praticamente zero! Quante conte sapevamo! La più gettonata era "Ambarabà cicci coccò...." poi seguiva "Mi lavo le mani per fare del pane..." - "Sotto la pergola nasce l'uva...." e tante altre. Di solito giocavamo maschi e femmine assieme. A Palla avvelenata, a Tighelet (prendersi) a Bandiera., a Mosca cieca. Se i maschi disegnavano per terra il Giro d'Italia, noi disegnavamo la Campana e un sasso da raccogliere dentro ai numeri. Poi per riposarci ogni tanto giocavano alle belle statuine. Oppure a "Mamma mamma quanti passi devo fare?". I nostri giochi erano infiniti. Nessuno usciva da casa con giocattoli, al massimo la palla o la corda. Avevamo la passione e la fantasia di inventare qualsiasi cosa.
Ma i ricordi più belli sono legati all' estate del 1952, avevo dieci anni. L'anno dopo avrei cambiato casa. Di sera stavamo fuori fino a tardi, l'aria era tiepida, correvamo per qualsiasi gioco. Non ci stancavamo mai. Non ne avevamo mai abbastanza. Con 20 lire ci compravamo un ghiacciolo e ce lo gustavamo fino a leccare il bastoncino. Poi riprendevamo a giocare. Quando veniva buio era una gioia irripetibile. A volte ci sedevamo per terra a cerchio e ci raccontavamo delle innocenti barzellette oppure qualcuno tirava in ballo una storiella. I lampioni della strada non illuminavano abbastanza e noi chiacchieravamo in mezzo al buio finché la voce delle nostre mamme ci chiamava dalla finestra: "Vieni a casa è tardi". Una lavata veloce di mani e poi a letto. Appena mettevamo la testa sul cuscino ci addormentavamo all'istante.
Addio dolce infanzia resterai sempre nel mio cuore!

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