Silena Mariagrazia Parisi

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Foschia

2019-08-27 20:24:16

Capitolo III

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Ed era proprio questo che la tratteneva ancora incatenata a lui, quella labile e profonda commozione interiore nella quale si dibatteva.

Ah, quante volte aveva sentito l'impulso di abbracciare qualcuno che le risvegliasse i sensi da troppo sopiti, che le regalasse nuove impressioni, qualcuno da stringere forte a sé, ma si era sempre contenuta perché non credeva di poter amare ancora, almeno come ella riteneva che dovesse essere l'amore, senza pensare che gli altri possono arricchirlo di gemme, ricoprirlo di fiori, ma siamo sempre noi a rendere più elevata ogni cosa alla luce di un sentimento che siamo noi a provare.

Ah! Ma erano solo sprazzi, raggi di sole a squarciare le tenebre della più tetra oscurità.

Una lacrima furtiva le percorse rapidamente la bianca guancia, lasciando quale unica traccia del suo breve passaggio una tenue striscia che brillava arditamente, quasi a voler sfidare il fulgore lunare.

Quanta tristezza e malinconia dovevano aver afflitto Maurizio in quegli ultimi tempi, eppure egli era riuscito sempre a nasconderle il suo scoramento, anche con un pur semplice sorriso. Quando si è così perdutamente innamorati e tutto diviene approssimato, ci si affida alle più semplici impressioni e se queste possono essere, da principio, allettevoli e apportatrici di nuovi miraggi, perché sempre persiste un barlume di pur illusoria e ingannevole speranza, quando poi si rivelano insussistenti si finisce, inevitabilmente, per rovinare nel più doloroso smarrimento e con l'animo ridotto a brandelli impietosamente trasportati dal gelido vento della notte, brandelli di un animo che una volta era saldo come roccia con le ali.

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