Silena Mariagrazia Parisi

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Foschia

2019-08-08 20:19:24

Capitolo II

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"Sacrebleu, bisogna fare qualcosa!" sbottò il visconte Orlov.

"Raduniamo gli uomini e assaliamo la sede della Polizia. Se è ancora vivo sicuramente l'avranno trasportato là per interrogarlo." Disse Giovanni, conte di Brabante.

"Sì! - gli fecero eco i due uomini seduti ai lati del principe - Potremmo farcela, non si aspettano certo un attacco in forze e con un po' di fortuna..."

Il principe aveva ascoltato in silenzio, il volto immobile, non lasciando trapelare alcun segno esteriore dei suoi pensieri, delle sue emozioni. Era nel suo stile, nello stile dei grandi uomini del suo casato. Discendente di uomini di arte e uomini di lettere, era uso ascoltare sempre coloro i quali gli parlavano e intervenire solo al termine del loro discorso, ma in quel caso si era parlato troppo, troppo e pure stoltamente.

"Miei buoni amici, prego uditemi. Non abbiamo forze sufficienti per un'azione simile, adesso potremmo riunire soltanto un centinaio di soldati e sono veramente pochi per affrontare i robot della polizia senza un piano ben studiato nei minimi dettagli. A me come a tutti è a cuore la sorte del conte Maurizio d'Assia, ma, e dovete convenirne, non possiamo ancora muoverci."

Un religioso silenzio era sceso nella sala allorquando il principe Tristan aveva cominciato a parlare, poiché grande era il rispetto che gli si portava e grande il seguito che egli aveva tra i suoi uomini. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui, sguardi nobili di stirpe come quelli del duca di Baviera o del conte d'Amboise e sguardi nobili per fierezza come quelli degli armigeri che avevano accompagnato come scorta i vari convenuti, sguardi di fuoco, sguardi di guerrieri.

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