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Il tallone d'Achille del coronavirus

2020-04-10 14:16:33

L'aspetto a corona del virus è dato da spicole proteiche speciali chiamate glicoproteine spike che sporgono dal virus come le punte di una corona. I ricercatori del Max Planck Institute di Francoforte stanno analizzando la struttura di queste proteine per trovare potenziali bersagli per anticorpi.

Il coronavirus ha bisogno della proteina spike per infettare una cellula. La proteina si lega ad un recettore chiamato ACE2 sulla superficie delle cellule umane, poi il virus si fonde con la membrana cellulare rilasciando il suo materiale genetico nella cellula, infettandola.

Però questa proteina spike non è solo l'arma più affilata del virus, ma anche il suo tallone d'Achille. Essendo in una posizione esposta rispetto a tutto il virus, lo rende anche facilmente attaccabile per il sistema immunitario. Il coronavirus può essere riconosciuto dagli anticorpi grazie a queste proteine spike, si legano ad esso e quindi lo segnano come bersaglio per le cellule immunitarie. Tuttavia, il virus è “furbo” perché nasconde le proteine in uno specie di cappotto protettivo di zuccheri.

Lo Schermo protettivo di zucchero

I ricercatori di Francoforte stanno analizzando questo scudo protettivo zuccherino e l'involucro della membrana del virus in aggiunta alle proteine spike. Vogliono calcolare come le proteine spike si muovono sulla superficie del virus e come cambiano la loro forma. 

Grazie a questi calcoli riusciranno a conoscere i più piccoli dettagli della struttura della proteina che sono estremamente complessi.

I ricercatori sperano di identificare delle zone, chiamati domini di legame, a cui gli anticorpi si possono legare in modo affidabile e di  scoprire anche i siti di legame per gli inibitori. 

Successivamente vorrebbero confrontare questi risultati con le proprietà di legame di farmaci esistenti con l'aiuto di computer e quindi identificare i principi attivi che possono bloccare la proteina spike.  L'utilizzo di farmaci che sono già sul mercato è molto più veloce che trovare nuovi principi attivi e testarli in lunghi studi clinici.

fonte:

https://phys.org/partners/max-planck-society/