Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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Un batterio intestinale favorisce l’insorgenza dell’infarto

2020-01-13 22:21:51

Scienziati italiani hanno scoperto la complicità di un batterio dell’intestino, Escherichia coli, nell’infarto: il batterio risulta infatti in circolo nel sangue dei pazienti e presente anche nell’arteria ostruita che causa l’infarto. Resa nota sull’European Heart Journal la scoperta è frutto di una

ricerca su 150 persone, guidata da Francesco Violi, Direttore della I Clinica Medica del Policlinico universitario Umberto I. La scoperta potrebbe gettare le basi sia per un vaccino preventivo anti-infarto, sia per delle terapie mirate da somministrare in fase acuta.

Malattie cardiovascolari

Le malattie cardiovascolari, che includono infarto del miocardio e ictus, sono le principali cause di morbilità e mortalità nel nostro Paese. Ogni anno più di 100.000 italiani sono colpiti da queste due patologie con un aggravio economico e sociale per le famiglie e lo Stato. La maggior parte degli infarti si verifica a causa della formazione di un coagulo di sangue (trombo) che va a ostruire una o più arterie coronarie (le arterie che portano sangue ossigenato e sostanze nutritive al muscolo cardiaco), ma i meccanismi che ne sono alla base non sono stati completamente chiariti. 


Il confronto

In 50 pazienti colpiti da infarto è stata analizzata la concentrazione della capsula batterica presente nei trombi ed è stata confrontata con quella di 50 pazienti in condizione normale (angina stabile) e di 50 soggetti di controllo. I ricercatori hanno osservato nel gruppo degli infartuati una presenza batterica significativamente superiore rispetto agli altri due gruppi, associandola all’attivazione delle piastrine a livello del trombo. Attraverso metodiche di biologia molecolare è stato possibile dimostrare che il batterio che circolava nel sangue dei pazienti con infarto era l’Escherichia Coli, tipicamente di origine intestinale.


Il ruolo della dieta grassa

Ma chi il batterio Escherichia coli rischia quindi l’infarto? «Nella nostra ricerca - spiega il direttore della I clinica medica del policlinico Umberto I di Roma, Francesco Violi - abbiamo trovato il Dna del batterio Escherichia Coli nel 34% dei soggetti che hanno avuto un infarto perché c’è una maggiore permeabilità intestinale. Abbiamo cercato lo stesso batterio nella gente sana, ma non lo abbiamo trovato nel loro sangue». Importante è cercare di capire perché i cardiopatici hanno una maggiore permeabilità intestinale. « Una cosa potrebbe essere un disturbo della permeabilità intestinale tout court, ma c’è da tenere presente che anche la dieta grassa predispone al passaggio dei batteri nel sangue: più il cibo è grasso più c’è possibilità che i batteri passino nel sangue ed Escherichia coli circola in quantità tali che può dare trombosi e lo abbiamo visto nel modello sperimentale»

Un futuro vaccino per prevenire il processo di trombosi?

Per comprendere il motivo della presenza batterica, il team ha analizzato la permeabilità intestinale dei pazienti, che è risultata alterata rispetto ai soggetti di controllo. Tale condizione è stata correlata con la concentrazione della capsula batterica nel trombo coronarico, suggerendo che l’aumentata permeabilità intestinale sia responsabile della traslocazione batterica nel sangue dei soggetti con l’infarto. Il fenomeno è stato riprodotto a livello animale attraverso l’iniezione di Escherichia Coli, che ha amplificato la trombosi. I ricercatori hanno inoltre individuato il recettore cellulare cui l’Escherichia Coli si lega per facilitare la trombosi, Toll-like receptor 4, e hanno inibito il processo trombotico favorito dal batterio attraverso un inibitore specifico. «Questi risultati - spiega Violi - oltre ad aver definito un nuovo meccanismo che favorisce l’infarto, aprono nuove prospettive terapeutiche che prevedono l’uso della molecola individuata nei casi acuti oppure lo sviluppo di un vaccino che prevenga il processo di trombosi delle coronarie» In soggetti cardiopatici un vaccino contro l’Escherichia Coli potrà ridurre l’incidenza di infarto? Questo è ancora tutto da studiare, ma potrebbe essere un nuovo passo verso la prevenzione.