Arte & Intrattenimento
Tronchetto di Natale
È uno dei dolci più amati durante le festività di fine anno, tanto da contendersi il podio con i ben più tradizionali panettone e pandoro: il tronchetto di Natale è una ricetta che conquista sia gli adulti che i bambini. Eppure le origini di questo dolce sono molto antiche e, almeno fino a tempi...
abbastanza recenti, non sembrano avere un collegamento diretto con la cucina.
Ripercorrere la storia del tronchetto di Natale non è affatto semplice, poiché ogni Paese – in particolare in Europa – propone tradizioni e leggende fra loro anche molto diverse.
Tronchetto di Natale: tra origini e leggende
Il tronchetto di Natale così come oggi lo si conosce è un dolce di origine francese: chiamata Bûche de Noël, la ricetta prevede la preparazione di una torta a forma di ceppo con ingredienti quali il cioccolato, la crema al caffè, la glassa e la marmellata. In realtà, la trasposizione in cucina del tronchetto di Natale è decisamente recente – la ricetta venne ideata nel 1895 dal pasticcere Pierre Lacan – mentre le sue origini risalgono addirittura alle popolazioni celtiche e del Nord Europa.
Le popolazioni dei Paesi a ridosso con l’Artico – in particolare la Norvegia – erano solite praticare dei riti propiziatori e celebrativi con l’arrivo dell’inverno. Tra i Celti, ad esempio, era diffusa l’usanza di bruciare lentamente un grosso ceppo con l’arrivo delle giornate più fredde – soprattutto a ridosso con il solstizio d’inverno – poiché si credeva che le fiamme potessero tenere lontane le creature tipiche dell’oscurità invernale.
Con l’affermazione del cristianesimo in molti luoghi dell’Europa Continentale, la tradizione venne ereditata e adattata allo spirito natalizio. Seppur con delle differenze anche molto importanti tra i vari Paesi, a ridosso del Natale era consuetudine bruciare un grande tronco nel camino, mantenendolo a fiamma bassa e alimentandolo continuamente con nuova legna, affinché potesse lentamente consumarsi fino all’Epifania. Terminate le festività, i resti del ceppo venivano conservati per tutto il successivo anno, come augurio di salute e stabilità.
Secondo le testimonianze giunte fino ai giorni nostri, la tradizione del ceppo di Natale nacque – su evoluzioni della precedente usanza celtica – in Germania nel 1184, per poi diffondersi in molti Paesi limitrofi – come la Francia e tutta la Scandinavia – nonché in altre parti del Vecchio Continente, come tutta la Penisola Iberica, la Gran Bretagna e le regioni italiane a ridosso con le Alpi.
In Italia, in particolare, la tradizione si diffuse velocemente in Lombardia e in Toscana. Nella prima regione, negli scorsi secoli le famiglie erano solite bruciare il ceppo più grande raccolto durante l’anno. Il giorno di Natale, il capofamiglia ricopriva i resti del ceppo con del ginepro e alcune monete, dedicando poi una preghiera alla trinità. I presenti bevevano inoltre del vino e il rimanente veniva versato sul ceppo stesso. In Toscana, invece, la cerimonia del ceppo coinvolgeva soprattutto i bambini, i quali venivano bendati per colpirlo con delle tenaglie, mentre gli adulti recitavano canti e preghiere.
Il tronchetto di Natale divenne un dolce a partire dal 1895, quando il pasticcere francese Pierre Lacan ne pubblicò la ricetta: da allora, il goloso preparato ha ufficialmente sostituito la tradizione relativa ai camini.
Tronchetto di Natale: il significato
La tradizione del tronchetto di Natale è intrisa di profondi significati. Per le popolazioni celtiche, la celebrazione aveva uno scopo fortemente simbolico: quello della vittoria della luce sulle tenebre, in un momento tanto complesso e duro come quello delle rigide temperature e dell’oscurità invernale.
Anche nella tradizioni cristiane viene recuperato questo aspetto, incarnando nelle fiamme e nella luce da loro generata la figura di Cristo, pronto a illuminare l’uomo con la sua presenza. A un livello più popolare, proprio poiché si cercava di tenere acceso il ceppo in questione fino all’Epifania, la celebrazione simboleggiava la resistenza al freddo e alla scarsità tipica dell’inverno, nonché la possibilità di raggiungere un anno nuovo di piena ricchezza, poiché il legno bruciato era considerato di buon auspicio, un vero e proprio portafortuna.