Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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Sindrome di Down: la giornata nazionale per una maggiore inclusione scolastica

2018-10-14 13:51:01

QUARANTASETTE cromosomi invece di 46. Dal punto di vista genetico ciò che caratterizza la persona affetta da sindrome di Down è, infatti, solo un cromosoma in più: nella coppia di cromosomi identificata con il numero 21, se ne contano tre invece che due. Da qui il termine Trisomia 21. Ma, indipendentemente dal numero dei cromosomi, ogni bambino ha diritto a un percorso scolastico di formazione e di crescita. La scuola deve essere di tutti, senza lasciare indietro nessuno. È questo il tema al centro della giornata nazionale delle persone con sindrome di Down che avrà luogo domenica 14 ottobre in tutta Italia.“L’inclusione scolastica è un tema che deve tornare con urgenza sui tavoli istituzionali”, afferma la presidente del CoorDown Antonella Falugiani. “A qualcuno potrebbe sembrare un po’ anacronistico, ma non lo è. È necessario riflettere su cosa si intende per inclusione e per diritto allo studio”. Può sembrare un paradosso visto che l’Italia è stato il primo paese al mondo ad aver chiuso le scuole speciali più di 40 anni fa, ma ancora oggi molti studenti non hanno gli insegnanti e i supporti necessari. La scuola deve essere un luogo che rispetta e valorizza la diversità per preparare tutti gli studenti a essere membri della comunità.PUBBLICITÀinRead invented by TeadsLEGGI Basket, nazionale italiana con la Sindrome di Down campione del mondo• LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTIPer CoorDown è necessario rivedere la formazione degli insegnanti. "Spesso, infatti, i docenti curriculari si sentono in dovere di delegare tutto all’insegnante di sostegno, senza preoccuparsi del percorso dell’alunno con disabilità che, raramente, riesce a seguire la classe”, spiega la presidente. Da circa un mese la scuola è iniziata, ma per molti studenti la campanella è suonata solo in parte: sono diversi, infatti, i casi in cui l’insegnante di sostegno non è ancora stato nominato e l’alunno non ha nessuna persona con un’adeguata formazione a cui rivolgersi. “Uno dei problemi più frequenti è proprio quello della continuità degli insegnanti. Spesso - racconta Falugiani - l’alunno cambia più insegnanti di sostegno nel corso dell’anno oppure per mancanza di insegnanti fa meno ore di scuole ed esce prima”.• L’INSEGNANTE DI SOSTEGNOQuesta situazione porta, inevitabilmente, l’alunno con disabilità a vivere la scuola con difficoltà. “Bisogna capire che l’alunno disabile non è il figlio dell’insegnante di sostegno. L’insegnante di sostegno - afferma Falugiani - deve essere inteso come sostegno della classe, non del singolo individuo separato dal resto del gruppo”. I benefici di un’educazione inclusiva sono sostenuti da quarant’anni di ricerche scientifiche, che dimostrano come i bambini con disabilità intellettiva raggiungano maggiori risultati accademici e sociali quando sono educati insieme ai loro pari senza disabilità, e che studiare in un ambiente inclusivo offre a tutti gli studenti maggiori opportunità di sviluppare il rispetto reciproco, la comprensione e le competenze di cui hanno bisogno per vivere insieme nelle diverse comunità di oggi.• L’INCLUSIONE SCOLASTICA Un punto fondamentale riguarda la comunicazione tra i diversi docenti. Sicuramente l’insegnante di sostegno deve essere una figura di riferimento per l’intero corpo docente e “una maggiore comunicazione e un dialogo tra i vari insegnanti può aiutare a far emergere criticità presenti all’interno della classe. L’obiettivo deve essere sempre l’inclusione dell’alunno disabile da non confondere con l’integrazione. La scuola - sottolinea Falugiani - deve garantire a ogni studente, indipendentemente dal numero dei cromosomi o dalla patologia, un percorso scolastico di formazione e di crescita nel rispetto del processo di inclusione introdotto dalla Legge 118 del 1971 e tutt’ora in attesa della sua piena attuazione”.

QUARANTASETTE cromosomi invece di 46. Dal punto di vista genetico ciò che caratterizza la persona affetta da sindrome di Down è, infatti, solo un cromosoma in più: nella coppia di cromosomi identificata con il numero 21, se ne contano tre invece che due. Da qui il termine Trisomia 21. Ma, indipendentemente dal numero dei cromosomi, ogni bambino ha diritto a un percorso scolastico di formazione e di crescita. La scuola deve essere di tutti, senza lasciare indietro nessuno. È questo il tema al centro della giornata nazionale delle persone con sindrome di Down che avrà luogo domenica 14 ottobre in tutta Italia.

“L’inclusione scolastica è un tema che deve tornare con urgenza sui tavoli istituzionali”, afferma la presidente del CoorDown Antonella Falugiani. “A qualcuno potrebbe sembrare un po’ anacronistico, ma non lo è. È necessario riflettere su cosa si intende per inclusione e per diritto allo studio”. Può sembrare un paradosso visto che l’Italia è stato il primo paese al mondo ad aver chiuso le scuole speciali più di 40 anni fa, ma ancora oggi molti studenti non hanno gli insegnanti e i supporti necessari. La scuola deve essere un luogo che rispetta e valorizza la diversità per preparare tutti gli studenti a essere membri della comunità.

• LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI
Per CoorDown è necessario rivedere la formazione degli insegnanti. "Spesso, infatti, i docenti curriculari si sentono in dovere di delegare tutto all’insegnante di sostegno, senza preoccuparsi del percorso dell’alunno con disabilità che, raramente, riesce a seguire la classe”, spiega la presidente. Da circa un mese la scuola è iniziata, ma per molti studenti la campanella è suonata solo in parte: sono diversi, infatti, i casi in cui l’insegnante di sostegno non è ancora stato nominato e l’alunno non ha nessuna persona con un’adeguata formazione a cui rivolgersi. “Uno dei problemi più frequenti è proprio quello della continuità degli insegnanti. Spesso - racconta Falugiani - l’alunno cambia più insegnanti di sostegno nel corso dell’anno oppure per mancanza di insegnanti fa meno ore di scuole ed esce prima”.

• L’INSEGNANTE DI SOSTEGNO
Questa situazione porta, inevitabilmente, l’alunno con disabilità a vivere la scuola con difficoltà. “Bisogna capire che l’alunno disabile non è il figlio dell’insegnante di sostegno. L’insegnante di sostegno - afferma Falugiani - deve essere inteso come sostegno della classe, non del singolo individuo separato dal resto del gruppo”. I benefici di un’educazione inclusiva sono sostenuti da quarant’anni di ricerche scientifiche, che dimostrano come i bambini con disabilità intellettiva raggiungano maggiori risultati accademici e sociali quando sono educati insieme ai loro pari senza disabilità, e che studiare in un ambiente inclusivo offre a tutti gli studenti maggiori opportunità di sviluppare il rispetto reciproco, la comprensione e le competenze di cui hanno bisogno per vivere insieme nelle diverse

Nonostante il susseguirsi di decreti e di leggi, oggi, infatti, il quadro che si delinea è il seguente: molte famiglie vivono quotidianamente una sempre maggiore differenziazione, che non solo non facilita l’inclusione, ma tende a favorire la formazione di classi speciali. L’inclusione deve portare a un cambiamento culturale, per agevolare la partecipazione attiva e completa di tutti, e per costruire contesti capaci di includere le specificità di tutti. “Fintanto che chiediamo alla persona di adeguarsi al Sistema, e non al Sistema di rimuovere le barriere che ancora ostacolano l’inclusione, la nostra strada e quella dei nostri figli sarà sempre in salita e vivremo in un mondo a parte”, sostiene Falugiani.

• IL LIBRO “LEA VA A SCUOLA”
Il tema dell’inclusione scolastica è anche tema del libro illustrato che CoorDown ha prodotto per portare avanti questa battaglia culturale. Il volume s’intitola “Lea va a scuola” (autori: Luca Lorenzini, Luca Pannese, con Alexandre Abrantes e Rodrigo Panucci Zanellato, Nord-Sud Edizioni, euro 12,90) e narra l’avventura di un’alunna con sindrome di Down