Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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La Grande barriera corallina è a un passo dalla scomparsa

2020-10-15 20:37:38

Caldo record, acque acide, alghe tossiche. Non è la trama di un film distopico, ma ciò che sta avvenendo al largo della costa del Queensland, nell’Australia Nord-orientale, dove si trova la Grande barriera corallina. Secondo una ricerca dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies (CoralCoE)

pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, dal 1995 a oggi il riscaldamento globale e l’inquinamento hanno cancellato oltre la metà della più grande estensione di corallo del pianeta, Patrimonio dell’Umanità dal 1981 e inclusa dalla Cnn nelle sette meraviglie del mondo. A questo ritmo l’habitat di pesci pagliaccio, pesci chirurgo, squali martello e tartarughe marine, per intenderci l’intero cast del famosissimo film d’animazione Alla ricerca di Nemo, premio Oscar 2004, sarà presto scomparso per sempre. 

Ad allarmare gli scienziati, coordinati dal professor Andy Dietzel, è un fenomeno conosciuto come sbiancamento, ossia la reazione che i coralli hanno in situazioni di forte stress ambientale, come appunto l’aumento della temperatura dei mari e del loro tasso di acidità. A causa di questo fenomeno, i coralli espellono le alghe che vivono nei loro tessuti, conosciute come zooxanthellae e responsabili dei loro colori mozzafiato, apparendo così completamente bianchi. Se le temperature tornano normali in tempi brevi, cioè prima che i coralli abbiano esaurito le riserve energetiche fornite da queste alghe, la barriera si rigenera. In caso contrario i coralli muoiono. 

Eventi di sbiancamento diffuso erano già stati registrati alla fine degli Anni 80, con un primo caso grave a livello globale nel 1998. Tuttavia, il problema ora è la ripetizione di tali fenomeni in tempi sempre più stretti, come sta avvenendo in Australia. Nel 2016 il 93% dei coralli della Grande barriera corallina - 2.300 km, su una superficie di circa 344.400 km² - era stata soggetta a sbiancamento, e il 22% è poi morto (nelle aree più colpite è sparito fino al 50-90% dei coralli). Un anno dopo il fenomeno si è ripetuto in forma più grave, non avendo avuto la barriera il tempo sufficiente per rigenerarsi. L’ultimo episodio di sbiancamento è stato registrato tra il 2019 e il 2020, a seguito dei violenti incendi che hanno devastato l’Australia provocando un innalzamento record delle temperature, con un aumento dell’immissione dei gas serra nell’atmosfera e il conseguente riscaldamento dell’Oceano e incremento del suo tasso di acidità (lo scorso febbraio sono state registrate le più alte temperature marine dagli inizi del ’900).

«Non c’è tempo da perdere, dobbiamo ridurre al più presto le emissioni tossiche», hanno denunciato con forza i ricercatori dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies. Il professor Andy Dietzel ha spiegato che «dagli Anni 90 a oggi il numero di coralli di piccole, medie e grandi dimensioni è diminuito di oltre il 50%», a fronte di una crescita costate di nuove alghe e altre piante aliene. Il declino è stato registrato sia in profondità sia più in superficie e riguarda soprattutto i famosi coralli ramificati (gli Acropora florida, ndr) e quelli a forma di tavolo, i table-shaped corals, chiamati così per la forma schiacciata. 

«Per essere considerata in buona salute – ha sottolineato Dietzel - una barriera deve essere composta da milioni di piccoli coralli, i cosiddetti figli, e da altrettanti coralli grandi, le mamme. Dai nostri studi è risultato che la capacità di recupero della Grande barriera corallina, ossia la sua resilienza, è compromessa rispetto al passato proprio perché ci sono sempre meno mamme e figli». 

Ovviamente, il crollo demografico dei coralli ha ripercussioni su tutti gli altri abitanti del mare, che intorno alla barriera hanno costruito la loro esistenza. Pesci di grandi e piccole dimensioni, crostacei ma anche piante e funghi marini sono ora a rischio. Un intero ecosistema potrebbe scomparire, se non fermiamo il riscaldamento globale.


fonte la stampa