Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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Il cartone per pizza 100% riciclabile

2019-10-21 21:20:02

In questi ultimi tempi si parla sempre di più ambiente ed ecosostenibilità, ma allo stesso tempo le aziende continuano a proporre prodotti di ogni tipo in confezioni non riciclabili aumentando sempre di più la quantità di immondizia del Pianeta. Per fortuna non tutte le aziende sono insensibili....

a questi temi, e la danese Carlsberg, famosa per le sue birre, ha pensato di produrre un materiale simile al cartone utilizzando gli scarti del processo di produzione della birra, pertanto completamente compostabile.

Soprattutto nel nostro Paese, l’accoppiata pizza più birra è particolarmente apprezzata, e da un recente studio sul consumo di pizza da asporto è stato evidenziato che in Italia vengono consumate circa 2 milioni di pizze da asporto ogni giorno, arrivando a produrre in un anno una pila di cartoni alta quanto due Empire State Building e mezzo. Non tutti sanno che il cartone, una volta sporco di cibo, non è più riciclabile e va quindi gettato nell’indifferenziata. 



Proprio per questo Carlsberg ha voluto produrre Betterbox, un innovativo involucro ottenuto dagli scarti della birra. Mescolando questi scarti con degli agenti aggreganti naturali e lasciando essiccare il composto si ottiene un nuovo materiale completamente compostabile, che può essere utilizzato per contenere le pizze (ma non solo) ed essere poi buttato nel secchio dell’umido, aiutando il nostro Pianeta a preservarsi.

Ha detto Serena Savoca, Marketing Manager di Carlsberg Italia, durante l’evento di presentazione tenutosi a Milano nei giorni scorsi:



Betterbox è al momento in fase sperimentale, ed è stato utilizzato nello scorso weekend per tutte le pizze da asporto preparate dalla pizzeria Cocciuto di Milano e consegnate ai consumatori finali dai rider di UberEats, ma ci auguriamo che avrà presto una diffusione globale pensando a un domani migliore.

Non so come la pensate voi, ma secondo me dopo la fase sperimentale queste buone pratiche sarebbero da condividere e da diffondere, anzi dovremmo proprio essere noi, utenti finali, a chiedere l’utilizzo di questi involucri.