Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Un rimedio drastico

2020-03-18 00:42:36

Cosa fare se il proprio marito è violento e la legge è dalla sua parte?

Nel XVII secolo le donne non godevano dei diritti e della protezione legale di oggi: tanto quelle povere quanto quelle ricche passavano la vita in condizioni assai difficili. 


Specialmente nelle classi elevate il matrimonio era visto come l'unico traguardo possibile (o meglio rispettabile) per una donna, inoltre era un mezzo per stringere alleanze, di conseguenza migliaia di donne furono costrette dai parenti a sposare dei perfetti sconosciuti.

Spesso e volentieri i matrimoni erano degli incubi: i mariti erano uomini vecchi, crudeli e abituati a un diverso tipo di donna rispetto alla neo-sposa, inoltre agli occhi delle leggi avevano il diritto di fare praticamente quello che gli pareva alle mogli (eccetto spendere la dote).


Ma mentre la maggior parte delle donne chinava la testa e si rassegnava a vivere in compagnia di un mostro attendendo la sua morte, alcune particolarmente disperate cercarono altre vie per togliere di mezzo i consorti.


Fu così che nel Seicento entrò in scena una donna nata a Palermo, una certa Giulia Tofana: figlia di una donna condannata all'impiccagione, aveva imparato dalla madre a creare i veleni. 

Giulia si rese conto che i suoi veleni potevano aiutare le donne intrappolate in un matrimonio insostenibile e contemporaneamente riempirle il portafoglio: si mise quindi al lavoro e produsse un potentissimo veleno incolore e inodore di nome Acqua Tofana, successivamente lo vendette alle mogli insoddisfatte di tutta Palermo.


Il successo fu tangibile (i vecchiacci cadevano come mosche e nessuno sospettava avvelenamenti), ma un giorno rischiò di venire scoperta e preferì trasferirsi a Roma, allora in un altro Stato, assieme a un frate di cui era divenuta l'amante.

Nella Città Eterna riprese la sua attività a pieno regime: dotatasi di un'istruzione adeguata, si inserì nell'alta società romana e incontrò decine di mogli disperate, come a Palermo.

Anche loro divennero sue clienti e i cimiteri di Roma si riempirono in breve di mariti violenti, ubriachi e crudeli, mentre le tasche dell'avvelenatrice si riempirono di quattrini.


Una cosa bizzarra è che l'Acqua Tofana era venduta in bottigliette di cosmetici e portava l'immagine di San Nicola da Bari per mimetizzarsi meglio!

Le cose filarono lisce per circa vent'anni, poi un giorno una cliente si pentì e vuotò il sacco sulla morte del marito, ritenuta sospetta dalle autorità. 

In breve tempo Giulia, la figlia e alcune clienti furono arrestate e condannate a morte: Giulia fu impiccata assieme alla figlia, come sua madre a Palermo, mentre le complici furono murate vive.


Ancora oggi si dibatte sulla sua figura: sicuramente fu un'assassina, tuttavia vendeva il suo micidiale veleno solo a donne disperate (anche se ricche) che volevano disfarsi del marito cattivo. Chissà...


Fonte: HistoRick