Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Un patrimonio distrutto

2019-07-21 23:19:00

Il fascismo non ha avuto pietà dell'architettura, né dell'arte, né della storia...

Nel 1929 l'Italia fascista e la Santa Sede firmarono i Patti Lateranensi: con essi fu posto fine alla rottura tra la Chiesa e lo Stato italiano creatasi con l'annessione di Roma del 1870. 

Escludendo il fatto che Mussolini non andasse proprio d'accordo con la religione, il regime decise di celebrare lo storico evento in maniera spettacolare, tramite l'architettura.


Di conseguenza fu convocato a Roma un individuo noto come "l'architetto del fascismo", cioè Marcello Piacentini. A lui, celebre per lo stile monumentale che ha contraddistinto i palazzi del regime, fu dato l'incarico di risistemare Roma in modo da collegare il centro del potere politico con quello spirituale.


Il risultato del lavoro di Piacentini fu la celebre (e criticatissima) Via della Conciliazione: 420 metri di strada da Piazza San Pietro a Castel Sant'Angelo, costruiti nel 1936 ma completati solo 14 anni più tardi.


Se dal punto di vista scenico il risultato è indubbiamente notevole, dal punto di vista storico fu un'autentica catastrofe: l'opera di Piacentini sventrò letteralmente il centro storico di Roma, causando l'abbattimento di palazzi medievali e rinascimentali e provocando così un enorme danno al patrimonio storico-architettonico della Città Eterna.

Tra gli edifici perduti si annoverano:

- palazzo dei Convertendi (opera di Bramante, lo stesso che progettò la Basilica di San Pietro)

- palazzo Jacopo da Brescia

- palazzo del Governatore

- chiesa di San Giacomo a Scossavalli


Più in generale l'intervento voluto dai fascisti distrusse completamente un complesso di strade ed edifici chiamato Spina di Borgo risalente al XVI secolo, inoltre azzerò un particolare percorso in prospettiva ideato da Gian Lorenzo Bernini nel Seicento, che da secoli stupiva regolarmente chi lo perocrreva.


Durante il Ventennio purtroppo non fu solo la capitale a soffrire: moltissime città in tutta Italia videro sparire i propri centri storici sotto i colpi dei bulldozer, per far spazio all'architettura del regime.

A Verona ad esempio il podestà Vittorio Raffaldi fece spianare in barba ad ogni appello lo storico Ghetto Ebraico per liberare spazio, tra le varie cose pare che avesse degli interessi nella ricostruzione della zona...


Fonte: HistoRick