Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Umani in mostra!

2020-07-24 00:33:34

Negli zoo dell'Ottocento se ne vedevano letteralmente di tutti i colori...

L'epoca vittoriana ha visto molte cose interessanti, ma anche alcune molto discutibili: una di esse fu senz'altro il "razzismo scientifico", che si sviluppò nei circoli intellettuali europei intorno alla metà dell'Ottocento e durato fino alla Seconda Guerra Mondiale: essenzialmente si cercava di dimostrare scientificamente la superiorità della razza europea su tutte le altre (neri, asiatici, amerindi ecc.) usando metodi pseudo-scientifici e discipline recenti come l'antropologia.


Ovviamente dietro tutto questo c'era uno scopo preciso, nello specifico fornire una giustificazione plausibile (per l'epoca) all'espansione coloniale in Africa, Asia e nel Pacifico, precisamente quei territori dove le potenze europee si stavano insediando.

Una delle conseguenze della diffusione del razzismo scientifico in Europa fu la nascita di una particolare esposizione: gli zoo umani.


Proprio così: gli indigeni delle terre colonizzate, soprattutto gli abitanti dell'Africa nera, furono presi e trasportati via nave nelle capitali europee. A Parigi e Londra i poveracci furono letteralmente rinchiusi in gabbia ed esposti come animali esotici negli zoo, esposti agli sguardi dei visitatori  e trattati alla stregua di bestie, dato che venivano considerati dall'opinione pubblica come uomini di serie B, a metà strada tra l'europeo civilizzato (il top dell'evoluzione umana) e la scimmia primordiale (il gradino più basso). A volte non venivano mostrati solo uomini e donne in abiti tradizionali, ma venivano ricostruiti interi villaggi che imitavano (o erano) quelli di provenienza dei poveretti, per mostrarli nel loro "ambiente naturale".


Le esposizioni umane conobbero un lungo periodo di popolarità in cui migliaia di indigeni vennero maltrattati ed esibiti per divertire un pubblico in gran parte razzista ed interessato all'aspetto primitivo-animalesco dei popoli vittime dei colonizzatori, in particolare il pubblico maschile era interessato alle donne, spesso fatte esibire (apposta) mezze nude e presentate come "selvagge", in maniera erotica-provocante.


L'esperienza degli zoo umani finì nel primo dopoguerra e il razzismo scientifico che ne era alla base fu debellato dopo il 1945 grazie agli sforzi della comunità scientifica e delle organizzazioni internazionali come l'UNESCO.

Meglio tardi che mai...


Fonte: HistoRick