Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Raid e contro-raid

2022-05-08 20:00:00

Cosa accadde tra le due Coree alla fine degli anni '60?

Nonostante l'umiliante esito della Guerra di Corea (1950-1953), il regime nordcoreano non aveva rinunciato all'idea di conquistare il Sud e cercò costantemente di fomentare problemi dall'altro lato del confine.

Nel 1967 il folle dittatore Kim Il-sung se ne uscì con una delle sue: far ammazzare il suo omologo sudcoreano!

Dato che nessuno dei suoi seguaci osava mettere in dubbio le sue idee, al piano fu dato il via libera: una trentina di soldati dei corpi scelti dell'esercito nordcoreano furono selezionati per formare un commando da infiltrare in Corea del Sud. I soldati furono addestrati a muoversi in territorio nemico e a confondersi con la popolazione, in modo da raggiungere Seoul, la capitale nemica. Il loro obbiettivo finale era la Casa Blu, la residenza del presidente sudcoreano Park Chung-hee: essi dovevano attaccarla e uccidere Park, in modo da destabilizzare il paese e favorire una eventuale invasione delle truppe di Kim il sung. Il raid fu studiato in ogni sua parte, ai soldati vennero addirittura fornite divise militari del Sud e fu costruita una replica a grandezza naturale della Casa Blu per simulare al meglio l'assalto finale.

Finalmente gli uomini entrarono in azione: il 17 gennaio 1968 attraversarono il confine ed entrarono in Corea del Sud, puntando verso la capitale. Purtroppo per loro, le cose si misero male praticamente subito: incappati in civili sudcoreani, i commando persero tempo a indottrinarli sui benefici del comunismo per poi lasciarli andare. Ovviamente quelli avvisarono subito la polizia e iniziarono le ricerche.

Raggiunta Seul i nordcoreani si incamminarono verso la Casa Blu per iniziare l'attacco, ma la sfortuna li colpì nuovamente: a pochi metri dal cancello furono fermati da un poliziotto insospettito dalle loro armi (si erano dimenticati che la Corea del Sud usava armi americane, totalmente diverse da quelle sovietiche in loro possesso) e gli spararono in mezzo alla strada.

Ormai compromessi, i commando se la diedero a gambe, inseguiti da mezzo esercito sudcoreano. Sfumato il tentativo di ritornare in gruppo in Corea del Nord (ci riuscì uno solo), i disgraziati furono circondati e ingaggiarono un'ultima feroce battaglia: di 30 uomini ne sopravvisse uno solo, catturato al termine della sparatoria.

Il tentato omicidio soprese tanto la Corea del Sud quanto gli USA e scatenò la vendetta della prima: il presidente Park, vittima designata del raid, ordinò di creare un'unità di incursori per andare in Corea del Nord e ammazzare Kim Il-sung, per rendergli pan per focaccia. Tuttavia, mentre i nordcoreani avevano selezionato militari d'élite, i sudcoreani misero insieme una squadra di criminali, pazzi e altra gente pericolosa che non aveva niente da perdere a parte la propria vita. 

Tuttavia, quando mancava poco alla partenza dei soldati, l'operazione fu cancellata a seguito del miglioramento dei rapporti diplomatici tra Kim e Park. Gli aspiranti incursori sudcoreani presero molto male la notizia e si ribellarono: dopo aver ucciso le guardie che li sorvegliavano (in quanto elementi pericolosi), si diressero anche loro verso Seul ma furono circondati dalla polizia e morirono tutti nella sparatoria che ne seguì.

Che dire, in Corea è bene non organizzare più raid…


Fonte: HistoRick