Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Occhio al fondoschiena!

2022-07-17 20:00:00

Cosa minacciava il lato B delle donne triestine negli anni '30?

La città di Trieste, capoluogo del Friuli Venezia Giulia, ha una storia lunga e piena di episodi curiosi, alcuni di essi sfociati nel mito e nella leggenda. Uno di essi risale agli anni del Fascismo e riguarda un presunto maniaco che colpiva le donne in città.

Una mattina di marzo del 1932, una signora stava tornando a casa dal lavoro quando uno sconosciuto le si avvicinò e la attaccò, ferendola al fianco con un oggetto appuntito. Giunta in ospedale, la donna scoprì che il danno era lievissimo e la polizia concluse che era stato un tentativo di rapina finito male.

Dopo due settimane la scena si ripeté: altre cinque o sei donne furono prese di mira la sera e tutte riportarono lesioni al sedere, dove lo sconosciuto uomo le aveva punte con un oggetto affilato.

Allora Trieste piombò rapidamente nella paura: in tutta la città si diffuse il panico, i giornali locali parlarono del misterioso "pungitore" e la polizia iniziò a controllare tutti gli anfratti della città, sperando di catturarlo. Gli sforzi tuttavia furono vani: l'individuo, soprannominato dalla popolazione "omo vespa" a causa della sua peculiare tattica, divenne il tormento della popolazione femminile, colpendo a destra e a manca seminando il caos.

Nonostante gli sforzi per catturarlo, il maniaco rimase libero e apparentemente iniziò a lasciare in giro messaggi in cui spiegava le sue azioni: sostenne di essere un fustigatore dei costumi che intendeva punire tutte le donne triestine che si vestivano e comportavano in maniera "troppo libera" per i suoi standard.

Tutta la città nel frattempo era attraversata dalla psicosi: le donne cominciarono ad imbottirsi i vestiti in prossimità del lato B, mentre gli uomini considerati "sospetti" venivano portati via dalle autorità e rinchiusi.

Tuttavia, con i primi giorni di aprile, il maniaco smise di colpire e svanì nel nulla rapidamente com'era apparso. Il motivo della sua sparizione non fu mai accertato, ma negli anni successivi cominciarono ad emergere alcuni retroscena che fecero dubitare degli eventi accaduti in quei giorni.

A quanto pare la storia dei primi attacchi sarebbe stata "gonfiata" dalla stampa locale per creare clamore e il trambusto probabilmente avrebbe spinto alcuni mitomani locali ad emulare quello che leggevano in prima pagina. Inoltre tutti i sospettati arrestati dalla polizia non vennero riconosciuti dalle vittime degli attacchi e ciò fece aumentare i dubbi circa l'effettiva presenza dell'uomo vespa in città.

In ogni caso la vicenda del "pungitore seriale" di Trieste divenne parte del folklore cittadino, con la canzone "Omo vespa" scritta da Flaminio Cavedali, poeta e giornalista locale che aveva scritto la maggior parte degli articoli sull'omonimo maniaco.

Coincidenza?


Fonte: HistoRick

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