Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Non si fanno regali!

2020-06-11 23:13:24

Come si è formata una delle maggiori discariche del Pacifico?

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale gli USA scacciarono i giapponesi da tutte le isole del Pacifico e costruirono un gran numero di basi di supporto per navi e aerei in tutta la regione. Una delle basi maggiori si trovava sull'isola di Espiritu Santo, nella Melanesia: comprendeva due aeroporti, un porto e un cantiere navale, inoltre ospitava migliaia di soldati e il QG americano.


Nel 1945 la guerra finì e la base fu chiusa, tuttavia sorse un problema: mentre uomini e armi vennero ritirati, sull'isola rimase una quantità industriale di mezzi militari (jeep, camion, trattori ecc.), materiale da costruzione e attrezzatura civile (pentole, posate, mobili ecc.), oltre ad una montagna di spazzatura.

Cosa fare di tutta quella roba?


Dato che l'isola dove sorgeva la base era parte di una colonia anglo-francese (oggi indipendente con il nome di Vaunatu), gli USA cercarono un accordo finanziario: anziché spendere un sacco di soldi per riportare a casa i veicoli (di cui non avevano bisogno), cercarono di svenderli ai possessori dell'isola, ma quelli fecero i furbi e rifiutarono l'offerta. 

Gli anglo-francesi erano convinti che in ogni caso i mezzi sarebbero rimasti sull'isola e quindi se li sarebbero presi gratis una volta partiti i militari, ergo pagare quella roba sarebbe stato inutile.


Fu una pessima mossa: gli americani capirono subito le intenzioni delle autorità coloniali anglo-francesi e decisero di giocargli un tiro mancino. 

Mentre la base stava sbaraccando, gli americani costruirono una rampa che portava al mare e ci fecero scivolare sopra tutti i veicoli: per qualche giorno si vide lo spettacolo di camion e jeep che percorrevano la rampa e finivano per inabissarsi tra i flutti, sotto gli occhi scioccati dei mancati acquirenti. Oltre ai mezzi di trasporto, sott'acqua finì pure la spazzatura della base, tra cui migliaia di bottiglie di Coca-Cola e Seven-Up bevute dai militari. 

Si stima che il valore dei veicoli finiti sott'acqua fosse di qualche milione di dollari dell'epoca e gli anglo-francesi non poterono far altro che stare a guardare lo spreco  intenzionale e mangiarsi il fegato per l'affare perso.


Tuttavia va rilevato che a soffrire di più, oltre all'ambiente, furono gli abitanti dell'isola: i poveri melanesiani si rendevano conto che quei veicoli finiti in mare potevano essere la chiave per un futuro migliore per la loro gente. 

Alcuni di loro, mossi dalla disperazione, cercarono di recuperare qualcosa dalla base prima che chiudesse, ad esempio gli utensili da cucina (pentole e posate), ma stavolta si misero in mezzo gli anglo-francesi: le autorità coloniali confiscarono tutto il materiale civile della base e lo distrussero, condannando gli indigeni a non godere della modernità.

Che simpatici...


Fonte: HistoRick