Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Nero all'orizzonte

2020-10-08 23:49:31

Cosa spinse il Giappone a terminare il suo storico isolamento a metà Ottocento?

Il Giappone ha avuto una storia politico-diplomatica abbastanza insolita: essendo una nazione insulare, è rimasto relativamente isolato dal resto del mondo (escluse Cina e Corea) per secoli. 


Nel 1542 i portoghesi furono i primi europei a sbarcare sull'isola, avviando una serie di scambi commerciali e diplomatici con i giapponesi. 

Purtroppo sull'isola arrivarono anche i missionari gesuiti, che diffusero il cristianesimo tra la popolazione: le autorità nipponiche videro la nuova religione come una minaccia alla cultura tradizionale, quindi alla fine del Cinquecento buttarono fuori tutti gli europei, ad eccezione degli olandesi (essendo protestanti non avevano missionari, ma solo mercanti).


Da quel momento iniziò una fase di auto-isolamento: per ordine dello Shogun (leader politico-militare opposto all'imperatore) il Giappone rifiutò quasi ogni contatto con il resto del mondo, chiudendosi in se stesso per oltre due secoli. 

In quel periodo il paese si cristallizzò, eliminando ogni influenza esterna (inclusi i convertiti al cristianesimo) per focalizzarsi solo sulla propria cultura e società. In questo modo i leader nipponici erano convinti che il resto del mondo non li avrebbe infastiditi ed effettivamente per un po' ebbero ragione.


Ma un bel giorno tutto finì: l'8 luglio 1853 le navi della marina militare USA gettarono l'ancora nella baia di Tokyo e il loro comandante, il commodoro Perry, sbarcò a terra e si fece ricevere dalle autorità, che lo trattarono freddamente, ignorando inizialmente le sue parole.

Perry però si era ben documentato sul Giappone e per convincere i locali a non ignorare le richieste degli Stati Uniti gli spiegò candidamente che le navi avrebbero attaccato in caso di loro rifiuto: preso nota di ciò i giapponesi capitolarono, ben consapevoli che il loro esercito (vittima di oltre 200 anni di arretratezza tecnologica) era del tutto inutile contro le potenti navi americane.


Da lì in poi fu una sequenza di sconvolgimenti socio-politici: il Giappone fu costretto ad aprirsi all'Occidente tramite i cosiddetti "trattati ineguali", così chiamati per essere stati firmati sotto la minaccia delle navi da guerra. 

Poco dopo lo shogun (favorevole a mantenere gli stranieri fuori dal paese) perse il potere a favore dell'imperatore (favorevole all'apertura all'Occidente): questo si tradusse nell'avvio di un rapido ed efficace processo di modernizzazione, che permise al Giappone di diventare la potenza economica che è tutt'oggi.

Chissà come hanno reagito quelli di Tokyo quando hanno visto le navi la prima volta...


Fonte: HistoRick