Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

L'odissea delle portatrici

2019-09-23 00:08:15

Chi erano le portatrici carniche?

Nel 1915 l'Italia entrò nella Prima Guerra Mondiale, aprendo il Fronte italiano nel Nord-Est al confine con l'Austria. 


In Friuli c'era un settore particolarmente critico dal punto di vista militare tra il Monte Coglians e il Monte Quetsalta: gli Alpini avevano dislocato circa 10.000 uomini sui 16 km del fronte per evitare che i continui assalti degli austro-ungarici gli consentissero di sfondare la linea difensiva e dilagare nelle valli italiane.


Presto però si pose un problema: tutti i depositi dell'Esercito erano costruiti a fondovalle, ma i militari (che necessitavano di rifornimenti continui di tutto) si trovavano tra i 600 e i 1200 metri più in alto.


Constatata l'assenza di vie di comunicazione con le cime dei monti come strade o ferrovie, il Comando Logistico e il Genio Militare chiesero aiuto alle popolazioni dei luoghi: dato che nei paesi della Carnia erano rimasti solo anziani, bambini e donne, furono queste ultime a farsi avanti. 

Ben presto numerose donne si presentarono per portare i rifornimenti alle truppe: le prime in assoluto pare furono quelle del paese di Paluzza, seguite da molte altre.


Dal 1915 al 1917 (anno della Disfatta di Caporetto) le portatrici della Carnia si sacrificarono, sottoponendosi a sforzi enormi, per portare rifornimenti ai militari usando le tipiche gerle di legno o vimini sulla schiena. 

Ecco alcuni dati:

- in tutto furono oltre 1430

- la loro età andava dai 15 ai 60 anni

- i loro carichi andavano dai 30 ai 40 kg (a viaggio)

- viaggiavano in gruppi di 15 o 20 donne, auto-imponendosi una tabella di marcia

- il percorso fondovalle-trincee durava dalle 2 alle 4 ore, ovviamente a piedi e su percorsi difficilissimi, d'inverno era ancora peggio a causa della neve

- la loro paga militare era equivalente a 3,5 euro a viaggio

- in caso di necessità si avviavano anche di notte ed erano aiutate nel lavoro da anziani e bambini

- tre rimasero ferite e una venne uccisa da un cecchino, alla sua memoria fu eretto un monumento a Timau


Va anche ricordato che il lavoro nell'esercito non era mai l'unica cosa che facevano: come tornavano (distrutte dalla fatica) a casa dovevano anche prendersi cura della dimora, dei figli e degli animali nelle stalle. 

Infine non va dimenticato che tutti i mariti delle portatrici carniche erano stati arruolati e mandati al fronte, quindi le donne convivevano anche con la possibilità concreta di trovarsi vedove da un momento all'altro, con tutto ciò che ne conseguiva all'epoca.


Lo straordinario sacrificio delle portatrici carniche è stato ricordato più volte per il contributo allo sforzo bellico, anche se la disfatta di Caporetto ha comportato l'invasione della Carnia e non solo da parte degli austro-tedeschi: se non altro, c'è da sperare che esse siano riuscite a riposarsi un po'...


Fonte: HistoRick