Renato Poletti

Founder Starter

I bitcoin crescono ma mangiano...

2019-07-06 16:05:14

La creazione delle cosiddette "valute virtuali" può avere un impatto negativo a livello ambientale, scopriamo di più.

    Negli ultimi anni l’evoluzione tecnologica è stata repentina, nella storia dell’umanità non si erano mai visti tanti cambiamenti in un tempo così breve. Penso che la cosa più impattante fra tutte, e suppongo che anche voi siate d’accordo, sia stata internet.


La rete ci ha cambiato il modo di comunicare, di rapportarci agli altri e al mondo, ci ha dato nuovi strumenti tutti da comprendere. Uno di questi sono le criptovalute, basta un nome per rappresentarle idealmente tutte: Bitcoin.


    Questo è uno di quei casi in cui un singolo prodotto diventa sinonimo di una intera categoria, pensate ad esempio al nome Jeep, che è una marca ben precisa, anzi in origine un singolo modello; noi oggi usiamo il termine jeep per definire qualsiasi automobile fuoristrada. Lo stesso facciamo, tra non addetti ai lavori, chiamando bitcoin tutte le criptovalute.


    Scopo di questo articolo non è di spiegare cosa sono e come funzionano Bitcoin & co, se fate una ricerca qui su Cam.tv potete trovare diverse pagine che ne trattano; vorrei parlarvi invece di un effetto collaterale della produzione di queste criptovalute.


    Per non andare sul tecnico potremmo dire che un bitcoin è il risultato di un calcolo molto complesso, per coniarlo occorrono molti computer che lavorano a massima potenza per lungo tempo. E i computer funzionano con la corrente elettrica.

Sì, ma quanta ne occorre? Molta più di quanta si potrebbe immaginare. Non è certo facile fare un calcolo preciso, qualcuno comunque ci ha provato: si tratta dell’ Università di Cambridge, che ha addirittura messo online un sito internet dove vedere in tempo reale il consumo mondiale di corrente, per il mining del solo Bitcoin. Grosso modo su base annuale è lo stesso consumo di una nazione come la Svizzera. Ripeto, per il solo Bitcoin. Ecco il link al sito:

https://www.cbeci.org/

    Questa grossa quantità di corrente necessaria rende il mining delle criptovalute una attività poco redditizia, nei paesi dove la corrente costa di più; il grosso della produzione si svolge quindi in luoghi dove l’elettricità è più economica.


Le conseguenze possono anche essere gravi, ad esempio negli scorsi giorni l’attività di mining ha mandato in crisi la rete elettrica dell'Iran, con aumenti dei consumi anche del 7%. Infatti negli stessi giorni il valore dei bitcoin è aumentato, probabilmente in molti volevano sfruttare il momento favorevole.


    Non fermiamoci però a conseguenze locali, internet e criptovalute non hanno confini, così come le problematiche ambientali; a livello globale non penso che sia una buona cosa aumentare ulteriormente i consumi di elettricità. Fino a ieri ci hanno detto che noi bravi cittadini dobbiamo limitare il nostro, dobbiamo buttare le lampadine ad incandescenza e mettere i led, dobbiamo cambiare la lavatrice e prenderne una in classe A+++++…..


Cosa farà la politica, si inventerà il bitcoin a risparmio energetico? O darà degli incentivi a chi sostituisce il suo computer per il mining con uno più risparmioso?

    C’è da dire che il problema è comune a tutto l’ecosistema internet, il funzionamento di tutti i server e datacenter necessari alla rete è energivoro, perché i computer consumano corrente per funzionare, una parte di questa corrente si trasforma in calore che bisogna smaltire, il sistema di raffreddamento consuma altra corrente.


    Detto del problema, quale la soluzione? Io non lo so, non sono abbastanza competente per questo. La cosa che ritengo importante è che si cominci almeno a parlarne, il primo passo per risolvere qualsiasi problema è di conoscere il problema stesso.


Così per curiosità ho provato a scrivere su un motore di ricerca “recupero calore datacenter” e ho trovato decine di siti che ne parlano. Già il fatto di non disperdere nell’ atmosfera il calore in eccesso, ma di recuperarlo per i nostri usi domestici è una buona cosa. Speriamo che almeno questa pratica si diffonda, affiancandosi all’installazione di computer più efficienti.

by Renato Poletti